Graziani, l’angelo della Riviera: "Ho salvato più di 100 persone"

Cesenatico, il bagnino ha iniziato nel ‘79 e non vuole fermarsi: "Oggi abbiamo più strumenti e la tecnologia"

Graziani, l’angelo della Riviera: "Ho salvato più di 100 persone"

Cesenatico, il bagnino ha iniziato nel ‘79 e non vuole fermarsi: "Oggi abbiamo più strumenti e la tecnologia"

di Giacomo Mascellani

È un ragazzo di 64 anni uno dei più famosi angeli del mare della Riviera Adriatica. Capelli lunghi, fisico ben allenato, sguardo fiero, Andrea Graziani di Cesenatico è tutto tranne lo stereotipo dell’ultra sessantenne che aspetta di andare in pensione.

Graziani, lei ha iniziato a fare il salvataggio nel 1979, in questi 45 anni quante persone ha salvato?

"Sono oltre 50, se consideriamo i bagnanti presi praticamente già deceduti inanimati e ai quali ho eseguito la rianimazione, mentre di persone che rischiavano di annegare ne ho salvate diverse centinaia, ho perso il conto".

Qual’è il ricordo che le è rimasto più impresso?

"Ce ne sono tanti, trent’anni fa fece un gran clamore il mio salvataggio di due fratelli di Cesena, una ragazzina di 14 e il piccolo di 8 anni. C’era mare mosso e corrente, non avevamo le scogliere, così ho dovuto accompagnarli sino a dentro il porto canale, dove poi ho portato entrambi a terra. È stata una vera impresa, ma sono sparito dalla visuale dei colleghi, tant’è che mi davano per disperso".

Com’era il lavoro all’inizio degli anni ’80?

"Era un vanto, un rapporto davvero speciale fra il bagnino di salvataggio e il bagnino dello stabilimento. Entrambi stavano a riva sotto l’ombrellone e non c’erano le torrette".

Oggi è un altro mondo.

"Abbiamo una professionalità molto più alta, la cooperativa dei balneari a Cesenatico ci fa tenere ogni inverno dei corsi con personale del 118 per il salvamento e la rianimazione: siamo molto più preparati e abbiamo una spiccata individualità a terra e in mare".

Un’altra cosa che fa la differenza è la tecnologia.

"Oggi è fondamentale, utilizziamo il defibrillatore, pallone ‘Ambu’ di ventilazione, pocket mask e bombola di ossigeno".

È cambiato anche il modo di lavorare.

"Oggi c’è molta più collaborazione, gli interventi si fanno in due, perché il ‘pericolante’ si affronta con maggiore efficacia in coppia, mentre una volta il salvataggio veniva effettuato da solo. Inoltre, c’è un comportamento diverso, noi lavoriamo più in simbiosi e c’è una stretta collaborazione con il personale del 118".

Qual’è la sua giornata tipo?

"Il servizio inizia alle 9.30, ma noi arriviamo un quarto d’ora prima per armare il moscone, controllare l’attrezzatura e la torretta, e si stacca alle 18.30 con una pausa pranzo alternata 12.30-13.30, con il vicino che garantisce il controllo del mare in quell’ora".

L’ultimo salvataggio di un turista bolognese di 84 anni è stato qualcosa di straordinario.

"È stato colpito da un malore improvviso e quando l’ho raccolto in acqua era senza battito e senza respirazione, con la pelle blu. Tutti lo davano per spacciato, ma io ci ho creduto e lui ce l’ha fatta. La rianimazione è durata 45 minuti, mentre la facevo pensavo che poteva essere il papà di un uomo della mia età o di un amico. Sono veramente felice per lui e soddisfatto del mio lavoro. Siamo rimasti in contatto, adesso sta ultimando la riabilitazione: si alza in piedi cammina, mi ha inviato le foto, sono veramente contento per lui".