Atmosfere eteree, suoni che dilatano i confini dello spazio dell’ascolto, attenzione per la costruzione di un ambiente sonoro che si intreccia con quello della natura. La musica elettronica di Godblesscomputers (Lorenzo Nada), ravennate che vive e lavora a Bologna, ha raggiunto da molti anni una dimensione globale. Lo dimostra la sua presenza oggi a Manchester, dove è ospite del Womex, festival e fiera tra le più importanti dell’industria musicale internazionale, in rappresentanza dell’Italia.
Ci racconta lo spettacolo che porterà a Manchester?
"Sono stato selezionato dalla direzione artistica del Womex grazie alle musiche del mio ultimo lavoro, Faded Away, che presenterò nella città inglese. Si tratta di un disco profondamente autobiografico, personale. La musica per me è sempre l’occasione per aggiungere un nuovo racconto alla storia di un ragazzo che, dalla propria cameretta romagnola, viaggia adesso portando ovunque le sue composizioni".
Musica elettronica, la sua.
"Sì, le mie partiture sono costruite interamente attraverso l’utilizzo delle macchine, i computer, in particolare, che sono un’appendice della mia persona, come dice il nome d’arte che ho scelto, e che uso soprattutto per manipolare e ‘suonare’ campioni, frammenti di vecchi dischi che scovo nei mercatini, vinili di jazz, funky e di hip hop. Spesso dischi minori, che rivivono nelle musiche che scrivo".
C’è un tema che caratterizza ’Faded Away’?
"Tutto l’album è immaginato come un viaggio interiore alla scoperta dell’impermanenza, della trasformazione. Tutto si evolve, io non riesco a stare fermo. E il disco è il frutto delle riflessioni intorno a questi argomenti".
Si esibirà da solo?
"Sul palco del Womex sarò accompagnato da un vj, che mixa in tempo reale immagini che provengono dalle fonti più disparate, video e foto fatte da me, che vanno a tempo con i ritmi che creo e servono a amplificare l’immersione nel suono che caratterizza i miei concerti".
Come si è avvicinato alla musica?
"Attraverso l’hip hop. Da adolescente, con un gruppo di coetanei a Ravenna, eravamo affascinati da questa cultura che abbracciava suono, danza e arte visiva che arrivava da oltre oceano e che permetteva anche a chi non aveva una formazione specifica di suonare, di comporre utilizzando proprio il campionamento".
Origini che fanno parte ancora oggi della sua produzione.
"Certo, e proprio a loro è dedicato il mio lavoro parallelo a quello come Godblesscomputers. Quello che pubblico con il nome di Koralle, è un omaggio a quell’hip hop fatto con pochissimi mezzi, basato sul potere seduttivo del ritmo, della danza liberatoria. Una cultura della strada che ha avuto una influenza profonda su tutta la pop music che è venuta dopo".
Pierfrancesco Pacoda