Bologna, 4 febbario 2022 - Un provvedimento che manda il vice governatore su tutte le furie, ma tant'è: la Regione Marche, lunedì 7 febbraio, si sveglierà in zona arancione (qui le regole), unica regione italiana a subire la bocciatura. "Uno schiaffo ai marchigiani", tuona Mirco Carloni, ma la regione ha il tasso di occupazione di letti da parte di pazienti covid nelle terapie intensive più alto d'Italia e ha sforato tutti i parametri per l'ingresso in zona arancione.
La conferma del provvedimento arriva dallo stesso governatore, Francesco Acquaroli. "Come ipotizzato ieri sera, è arrivata la comunicazione del ministro Speranza per il passaggio delle Marche in zona arancione da lunedì - scrive in un post su Facebook - La Regione non ha alcun potere di intervento rispetto a questa misura che, anche se prevedibile da oltre un mese, ritengo ormai essere superata rispetto alla fase attuale della pandemia". Poi, in serata, è arrivata l'ufficializzazione dallo stesso Speranza: "Oggi, in seguito ai dati del monitoraggio dell'Iss, Ministero della Salute e Regioni, ho firmato l`ordinanza che sancisce il passaggio delle Marche in area arancione".
Decisivi per il cambio colore il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e area medica da parte di pazienti Covid.
Questo, nonostante oggi la curva dei contagi sia in calo (qui il bollettino 4 febbraio) e che il trend nazionale sia in netto miglioramento.
Monitoraggio, i dati in Italia
La curva covid scende in Italia, il numero dei ricoveri ancora più velocemente. L'ondata di Omicron sta attenuando la sua presa, e l'ulteriore calo dell'indice Rt in Italia lo conferma: nel monitoraggio di oggi viene rilevato a 0,93 (era a 0,97 la settimana scorsa). In più, come abbiamo imparato a sapere, l'indice Rt sotto all'1 significa che ogni positivo contagia meno di una persona. La catena pare dunque essersi spezzata, come testimonia anche il dato dei nuovi casi ogni 100mila abitanti, passato a 1.362 (periodo 28 gennaio-3 febbraio) dai 1.823 (14-20 gennaio).
FOCUS / Zona arancione nelle Marche, le regole 2022 - Bollettino Covid Italia
In Italia, al 3 febbraio, l'occupazione dei posti letto in area medica è al 29,5% (da 30,4%) del precedente monitoraggio, mentre i posti letto Covid nelle terapie intensive alla stessa data scendono nettamente, al 14,8% dal 16,7%.
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Le Marche in zona arancione
Se fin qui sono le buone notizie sulla media nazionale, discorso diverso per le Marche che segnano il 21,1% di occupazione di terapia intensiva e il 32,9% in area medica. Nonostante il passaggio in zona arancione segni poche differenze rispetto alle regole già stabilite con il green pass, la regione di Acquaroli, che era già in zona gialla, cambierà colore da lunedì 7 febbraio. La fotografia dei colori per il resto d'Italia, invece, resta invariata.
Per passare in arancione, infatti, occorre superare contemporaneamente tre indicatori: il 20% dei posti letto occupati in terapia intensiva, il 30% dei posti letto occupati nelle aree mediche e un'incidenza settimanale di contagi oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti. In zona arancione sono già Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Valle Aosta.
E dire che domani verranno consegnati i primi scatoloni del nuovo farmaco anti covid, il Paxlovid della Pafizer che viene prodotto prioprio nelle Marche, ad Ascoli per la precisione.
Incidenza boom
Le Marche sono sul podio anche per l'incidenza, con il valore di 2.128,6 sono seconde solo alla provincia autonoma di Bolzano (2.288,7). Subito sotto si posiziona il Friuli Venezia Giulia a 1.963,5. Il valore più basso lo registra la Sardegna a a 4.91,3, rispetto al valore medio nazionale di 1.362.
Acquaroli: rivedere i colori
Ieri sera, il presidente Francesco Acquaroli ha postato una riflessione proprio sul "giorno delle valutazioni del Ministero della Salute" e ha ammesso che oggi avrebbe potuto essere (come poi è stato) il giorno del "passaggio delle Marche in zona arancione" dal "prossimo lunedì. "Nonostante i contagi abbiano fatto notare un forte rallentamento della crescita, l'andamento complessivo dei ricoveri purtroppo ci potrebbe condurre alla zona arancione", aveva scritto.
"Certo è che la scorsa settimana le Regioni avevano chiesto al Governo nazionale di rivedere la classificazione per colori, che ormai riteniamo superata in questa nuova fase della pandemia - sottolinea Acquaroli -, completamente diversa rispetto alle precedenti e che, oltre a non portare benefici, rischia di aggravare la crisi, spinta anche dagli aumenti delle bollette e dai rincari energetici. Nonostante questo forte appello il Governo non ha voluto mettere mano nel nuovo decreto alle fasce ed ora rimaniamo in attesa delle sue decisioni".
Qualcosa, però, sul fronte colori è stato deciso: la zona rossa, una sorta di lockdown da attivare in caso di massima emergenza, varrà soltanto per i no vax: questo ha deciso il Governo mercoledì.
Carloni: schiaffo ai marchigiani
"Il passaggio in zona arancione mi preoccupa molto - è l'affondo del il vicepresidente della Regione Mirco Carloni, che è anche assessore allo Sviluppo economico -. Non tanto perché cambi qualcosa di sostanziale, ma quanto perché è uno schiaffo all'impegno che i marchigiani hanno messo e alla serietà con cui hanno fatto i vaccini. Come rappresentante della Conferenza delle Regioni per le attività produttive sono molto preoccupato per la situazione economica perché il passaggio in zona arancione genera una situazione di paura e questo impatta nei consumi e nelle attività economiche che sono già disperate".
Un errore secondo Carloni che, come fatto da tutti i governatori italiani, esorta il Governo ad adottare altri criteri. "E' una cosa profondamente sbagliata perché ritengo che, come hanno giustamente proposto tutti i presidenti di Regione al Governo e al ministro Speranza, il momento della normalizzazione non si concilia più con questa fase delle fasce di colore - aggiunge Carloni -. Dobbiamo superare definitivamente il sistema dei colori e delle zone di rischio. Fare una revisione anche sulla sorveglianza sanitaria distinguendo tra sintomatici e asintomatici e soprattutto va gestito diversamente sia l'isolamento dei lavoratori sia la sorveglianza nelle scuole. Si può mettere in quarantena una classe se ci sono persone sintomatiche: questo è un accanimento burocratico che i marchigiani non si meritano"
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