Bologna, 31 gennaio 2020 - WhatsApp, l'applicazione di messaggistica più usata al mondo (almeno fino ad ora), sta perdendo utenti. Che conseguentemente stanno migrando in massa su altre app: su tutte Signal e Telegram. Ma perché ciò accade e cosa sta succedendo in realtà? Proviamo a fare un po' di chiarezza.
Una questione di privacy
Tutto è iniziato quando WhatsApp ha pubblicato in queste ultime settimane la notifica con la possibilità di condividere alcuni dati degli utenti con Facebook, a partire dall'8 febbraio 2021. Questo ha generato più di qualche preoccupazione, tanto da convincere WhatsApp a rimandare l'entrata in vigore dei nuovi termini dall'8 febbraio al 15 maggio. Insomma l'azienda si è presa più tempo per comunicare con maggiore chiarezza questo cambiamento, in vista dell'accettazione che tutti gli utenti dovranno sottoscrivere per poter continuare a utilizzare il servizio.
Cosa cambia e quando?
Le novità principali elencate dall’app sono principalmente due: "La versione aggiornata dei Termini e dell’Informativa sulla privacy fornisce ulteriori dettagli sul modo in cui trattiamo i dati dell’utente, compresa la nostra base giuridica per il trattamento e il nostro impegno in tema di privacy"; "Molte aziende si affidano a WhatsApp per comunicare con i propri clienti. Collaboriamo con le aziende che usano Facebook o con terzi per archiviare e gestire al meglio le comunicazioni fra aziende e utenti su WhatsApp". L’informativa privacy, nella sua interezza, mette in chiaro quale informazioni di WhatsApp saranno condivise con Facebook: "Attualmente, WhatsApp condivide solo alcuni tipi di informazioni con le aziende di Facebook - si legge nell'informativa -. Le informazioni che condividiamo con le altre aziende di Facebook includono le informazioni sulla registrazione dell’account (come il numero di telefono), i dati delle transazioni, informazioni relative ai servizi, informazioni su come interagisci con gli altri utenti (comprese le aziende) quando utilizzi i nostri Servizi, informazioni sul tuo dispositivo mobile e sul tuo indirizzo IP. Possono includere anche altre informazioni indicate nella sezione 'Informazioni raccolte' dell’Informativa sulla privacy o raccolte previa comunicazione o con il tuo consenso".
WhatsApp ha sottolineato che non condividerà nulla sul contenuto dei messaggi degli utenti, grazie alla protezione data dalla crittografia end-to-end: "Non inviamo o condividiamo il tuo numero di WhatsApp con terzi e non vendiamo e condividiamo, o diamo il vostro numero di telefono agli inserzionisti".
L'esodo su Signal e Telegram
Nelle prime tre settimane di gennaio, Signal ha guadagnato 7,5 milioni di utenti a livello globale e Telegram ha guadagnato 25 milioni.
Privacy su Signal
Signal non raccoglie nessun dato sull’utente, a parte il numero di telefono, è gestito da una fondazione non profit ed è totalmente open source. Il protocollo di crittografia, come si intuisce dal nome, è il Signal (sì, Signal è sia il nome dello standard di crittografia che dell’app). Da sempre Signal è l’app preferita dagli amanti della privacy. I famosi messaggi che si autodistruggono appena arrivati su WhatsApp, ad esempio, su Signal ci sono da tempo. Signal è così sicura e rispettosa della privacy che giornali del calibro di The Guardian, The Washington Post, The New York Times e The Wall Street Journal la consigliano ai loro utenti quando vogliono fare segnalazioni ai giornalisti.
Privacy su Telegram
Telegram è più discreto di WhatsApp e raccoglie meno dati sull’utente: nome, numero di telefono, contatti, user ID e indirizzo IP. Le chat sono criptate, ma con lo standard MTProto che è meno sicuro di quello Signal, usanto anche da WhatsApp. Tra l’altro la crittografia va attivata dalle opzioni, non è attiva di default. Da segnalare che Telegram non ha una storia impeccabile di sicurezza e in passato è stato 'bucato' più volte con il risultato che i dati di circa 60 milioni di utenti sono finiti online.