Bologna, 11 febbraio 2021 - Non è certo che possa essere lui il successore di Zingaretti. A Roma se ne parla. E non solo a Roma. Senza dubbio con la vittoria alle regionali, Stefano Bonaccini ha fatto un salto di qualità. A lui guardano con simpatia dentro e fuori un partito che vede Zingaretti e si mette le mani nei capelli. Il che non garantisce al governatore il grande balzo, impresa sempre difficile dalla periferia, ma lo agevola. Questo, però, é semmai per il domani.
Oggi a Bonaccini va riconosciuto il merito di una impresa altrettanto complicata: riportare l'Emilia-Romagna nel nord. Non quello geografico, ovvio, a cui appartiene di diritto. Ma in quello geo-politico. Fateci caso. Quando si parla di nord dopo le elezioni, o in riferimento alle dinamiche politiche, è come se i confini non stessero all'Appennino, ma sulle rive del Po: da un lato il nord-nord prevalentemente di centrodestra, liberale, moderato; dall'altro il nord-centro, post comunista, con l'Emilia-Romagna risucchiata a sud dalla consonanza politica con Toscana e fino a qualche tempo fa, con Umbria e Marche.
Con la convergenza sui fatti, sui problemi, sulle soluzioni, che lega quasi sempre Bonaccini a Zaia in Veneto, e spesso a Fedriga in Friuli, si è invece saldato negli anni un asse del nord est quasi anticipatore della maggioranza post ideologica che sosterrà Draghi, e che sembra coincidere perfettamente con la circoscrizione disegnata per le elezioni europee. E questo, senza che vi sia un dubbio al mondo sul fatto che Zaia resta saldamente Lega, come Bonaccini è talmente Pd da poterne diventare il leader nazionale.
Ma se i vaccini mancano e si vuole uscire dalla palude Arcuri-Ue, per citare l'ultimo esempio, ci si mette a un tavolo comune, e al telefono, per cercare di comprarne qualche altro milione al di fuori della fornitura di Bruxelles. Su questo, come su tanti altri dossier, il federatore Bonaccini e l'omologo Zaia, stanno disegnando un modo serio, concreto di governare, abbattendo confini solo ideologici o politici.
E costruendosi probabilmente un futuro nazionale.