Bologna, 18 settembre 2023 – “Un terremoto avvenuto in quella che viene classificata come una zona ad alta pericolosità sismica vista la posizione geografica e strutturale del versante romagnolo dell’Appennino Tosco Emiliano mettendola quindi in primo piano a livello regionale e non solo”. A parlare è Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna, al lavoro dalle prime luci dell’alba per capire cosa stia succedendo dalle 4,30 di questa mattina con una scia infinite di scosse sismiche (la più forte quella di magnitudo 4.8 delle 5,10) che ha buttato giù dai letti i residenti delle zone tra Marradi (Firenze) e Tredozio, già nel versante nel Forlivese ad appena 10 chilometri di distanza in linea d’aria.
Qual è l’origine del fenomeno registrato questa mattina e dello sciame sismico che sembra ancora non fermarsi?
"Ancora presto per dare informazioni precise anche se, generalmente si tratta di eventi sismici, che a differenza della zona dei terremoti del cosiddetto Appennino sepolto, come sono stati i terremoti dell’Emilia del 2012, cioè generati da una compressione (faglie compressive appunto), quelli del Mugello e delle zone attigue, sono terremoti generati da faglie distensive. Possiamo insomma dire che nella mappa di pericolosità sismica, la zona del nostro Appennino è segnalata come una delle più pericolose”.
E questo lo dice anche la cronistoria degli eventi sismici in zona
“Certo, si può iniziare ricordando importanti terremoti nella zona del Mugello, con risentimenti ovvi nel versante romagnolo. Con magnitudo superiore a 6 andiamo indietro nei secoli al 1542 e al 1919. Secondo il catalogo parametrico possiamo citare poi quello di Palazzuolo sul Senio (collocato nel versante romagnolo dell'Appennino tosco-romagnolo) del 1892 con magnitudo vicino a 4, e ancora del Mugello con magnitudo 4.6 nel 1931. Sul versante prettamente romagnolo segnalo il sisma datato 1661 nell’Appennino forlivese con magnitudo 6; nel 1688 con magnitudo 5.8; nel 1725 con magnitudo 5.6; nel 1781 nel faentino, la scossa di magnitudo 5.6 per arrivare a quella devastante di magnitudo 6.4 del 1919 che ha avuto come epicentro il Mugello. E sempre il Mugello venne interessato nel 1929 e nel 1939 da eventi importanti di magnitudo uguale o superiore a 5 fino ad arrivare nel 2003 al terremoto (sempre di magnitudo 5) che interessò l’Appennino forlivese”.
Qual è la faglia coinvolta nell’evento sismico registrato stamani?
"Non mi è ancora possibile rispondere a questa domanda ma gli esperti dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia (Ingv) sapranno rispondere prestissimo a questa domanda”.
Ci sono collegamenti con gli eventi sismici registrati nei giorni scorsi nelle Marche?
"Assolutamente no. Il nostro Appennino si sposta di circa 2 millimetri l'anno verso Nord Est, verso le Alpi per intenderci. Una lenta migrazione e questo trend evolutivo comporta tensioni nelle rocce del sottosuolo, che quando raggiungono certe posizioni sfociano in eventi simili. I terremoti e le frane sono figli dell'evoluzione dell'Appennino. I terremoti tendono a innalzare le montagne e le frane sono un fenomeno geologico che tendono a demolire le montagne. Perché fondamentalmente la terra è viva. Noi abbiamo un Appennino molto conosciuto e molto studiato e l'Ingv saprà collocare l'esatta posizione della faglia e la genesi focale”.
Possibile prevedere la durata e l’intensità della scia sismica?
"Assolutamente no. Sappiamo di certo che questa ci sarà e già da questa mattina, dopo la scossa più forte di 4.8 l’Ingv ha registrato 18 scosse di intensità variabile tra magnitudo 2 e 3.4. Impossibile sapere se saranno sempre in attenuazione o meno”.
L’equazione tra zona ad alta pericolosità simica come quella romagnola e la massima attenzione nel costruire è sempre stata valida negli anni?
“Su tutto ciò che è nuovo sì, ma per quanto riguarda il mettere in sicurezza gli edifici storici non sempre è andata così”.
E il Superbonus in questo senso non ha dato una mano?
"No, ero proprio a questo che volevo arrivare. Il realtà la questione del Superbonus 110% avrebbe dovuto privilegiare il ‘sisma bonus’ ma così non stato. Si è utilizzato prevalentemente l’’eco bonus’, insomma si è trattato di una grande occasione persa per salvaguardare gli edifici datati e renderli meno vulnerabili. Tutte le nuove costruzioni sono antisismiche ma su tutto quel che c'è di vecchio non abbiamo fatto grossi passi avanti nemmeno con il Superbonus che è stato utilizzato per abbellire, in qualche modo le nostre case e per dar loro una maggiore efficienza energetica. E così continuiamo ad avere ‘comuni di polistirolo”.
E’ così anche per quanto riguarda gli edifici pubblici? Parlo di scuole, ospedali…
"Qui in Romagna, e non solo, i Comuni hanno utilizzato i fondi del Pnrr per costruire nuove scuole: i Comuni più virtuosi ne hanno approfittato per metterle al sicuro costruendone di nuove dove possibile. Per gli ospedali la questione si fa più complicata. La costruzione di un nuovo ospedale in genere porta con sè sempre un mare di polemiche ma in realtà rimane sempre un fatto positivo”.