Ravenna, 14 maggio 2024 – Dall’alluvione in Romagna danni all’agricoltura per oltre un miliardo (la stima è della Regione Emilia-Romagna ma potrebbero essere molti di più, il calcolo è ancora in corso anche per gli effetti ritardati del ristagno di acqua nei campi) e ristori – a quota 325, sempre per la Regione Emilia-Romagna - per la gran parte ancora al palo. E buona parte degli aiuti arriva non da Roma ma da Bruxelles. Il caso di Cab Terra – la cooperativa di braccianti del Ravennate che accettò di tagliare l’argine di un canale e far allagare i loro terreni per salvare dall’acqua la città di Ravenna – è emblematico. I danni che la coop subì ammontano a 1,6 milioni e Cab Terra come rimborso ha avuto solo 600mila euro, di provenienza Unione europea oltre al sostegno del mondo cooperativo.
"Dal governo nazionale – spiega Fabrizio Galavotti, presidente della coop – neanche un euro. Perché tutto, quando si entra nel mondo del portale Sfinge, è terribilmente complicato. Adesso speriamo di vedere qualcosa entro fine anno. Ma, sinceramente, dal governo ci saremmo aspettati maggiore attenzione; nonostante ciò, saremmo pronti a rifare quello che abbiamo fatto".
La coop non aveva assicurazioni da danni catastrofali e i fondi arrivati sono quelli della riserva di crisi della Pac, la Politica agricola comunitaria. Di fatto la Ue – spiega Galavotti - ci ha girato 600mila euro. Dal governo italiano, invece, non è arrivato ancora un euro. Lo dico senza tanti giri di parole: un altro evento simile, senza aiuti da Roma, non saremmo in grado di reggerlo". Ad un anno dalla prima alluvione non è ancora semplice tracciare un bilancio delle conseguenze per l’agricoltura. Non è possibile infatti calcolare l’impatto delle inondazioni sul settore conteggiando unicamente i danni prodotti nell’immediato. Le conseguenze di acqua e fango infatti proseguiranno nel corso dei prossimi anni e il calo di produzione riguarderà soprattutto la frutta e questo potrebbe portare ad un aumento dei costi per i consumatori.
Il pereto del Cab Massari di Conselice (Ravenna) è l’esempio vivente del climate change. Già colpito dalle gelate inaspettate dei primi mesi del 2023, a maggio non c’è stato alcun modo di salvarlo dall’acqua che lo ha sommerso per due volte. L’unica soluzione rimasta è stata estirpare tutte le piante e ripiantarle, investendo centinaia di migliaia di euro per sperare in una raccolta tra almeno 4 anni.
Molto il lavoro delle associazioni. "Ad oggi siamo riusciti a ottenere che rientrino nei ristori i lavori in economia - spiega Massimiliano Bernabini, presidente di Coldiretti Forlì-Cesena - indispensabili nell’immediato per le aziende cui il terreno è il primario strumento di lavoro. Oggi però v i è un crescente bisogno che lo Stato intervenga con una specifica legge volta ad agevolare la presentazione delle pratiche di riconoscimento del danno senza rallentamento burocratici". Strumenti di grande importanza come il fondo straordinario della Pac o gli strumenti di decontribuzione del costo del lavoro sono stati di enorme importanza ma ora, spiega Coldiretti, "ne occorrono di nuovi che possano anche rivolgersi a contesti, ad esempio montani, in cui l’alluvione ha ridisegnato la morfologia del territorio e delle aziende stesse".