Bologna, 9 gennaio 2024 - Vittorio Sgarbi è indagato per riciclaggio di beni culturali. Secondo Il Fatto, c'è un fascicolo con iscrizione e una prima ipotesi di reato sul caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti, trafugato dal Castello di Buriasco nel 2013 e riapparso a Lucca nel 2021 come “inedito” di proprietà del sottosegretario alla Cultura.
È il procuratore di Macerata Giovanni Fabrizio Narbone, senza aggiungere altri particolari, a confermare l'iscrizione del fascicolo per il reato di riciclaggio di beni culturali previsto dall'art. 518 sexies del codice penale.
Un reato diverso dall'ipotesi di furto di beni culturali che potrebbe essere mutata nel percorso tra la segnalazione dei carabinieri e l'iscrizione del fascicolo.
Del caso s'è occupata, oltre al quotidiano Il Fatto, anche la trasmissione Rai Report.
Sgarbi respinge le accuse: "Non ho ricevuto nessun avviso d'indagine. Né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso. E per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l'unico reato di cui ci sia evidenza”. Dunque si tratta, aggiunge, “dell'ennesima diffamazione”.
Sul fronte politico M5S, Avs e Pd chiedono nell'Aula della Camera la revoca del sottosegretario Vittorio Sgarbi. "Noi sappiamo da che parte stare e ci siamo sempre stati", sostiene Antonio Caso di M5S. "Ci uniamo allo sdegno che molti in questa Aula provano per le vicende che interessano il sottosegretario Sgarbi e che gettano ombre sul ministero della Cultura. Chiediamo la revoca del sottosegretario", aggiunge Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra. Una revoca, sottolinea Irene Manzo del Pd "che non è rinviabile. Sgarbi potrà difendersi di accuse così gravi senza gravare sulle Istituzioni", ha concluso.
Il fascicolo sarebbe stato aperto dalla Procura di Imperia, come derivazione di un'altra inchiesta per esportazione illecita di opere d'arte, relativo al Valentin de Boulogne. Secondo il Fatto, il fascicolo è stato poi trasmesso alla Procura di Macerata per competenza, perché Sgarbi dichiara il domicilio a San Severino Marche, di cui fu sindaco nel 1992, luogo da lui stesso designato per gli interrogatori.
Intanto i carabinieri hanno sentito il restauratore e i titolari dell'impresa di Correggio (Reggio Emilia) che avrebbe eseguito una copia dell'opera.
Sgarbi al contrattacco e la copia rubata
"Io non ho ricevuto nessun avviso d'indagine. Né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso. E per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l'unico reato di cui ci sia evidenza", è il commento del sottosegretario alla Cultura. Quanto alla ricostruzione de Il Fatto, Sgarbi non usa mezzi termini e parla di "ennesima diffamazione", aggiungendo "Ancora una volta Il Fatto mente". Poi entra nel merito: "Da quello che si legge, l'opera è stata malamente tagliata. E quella in mio possesso è in buone condizioni e con una stesura pittorica ben conservata e uniforme. Qualunque valutazione va fatta sull'opera di cui quella rubata è manifestamente una copia, come tutte quelle conservate in quel castello di cui nessuno si è preoccupato. Né credo sia un reato fare eseguire la fotografia di un'opera di cui tutti gli esperti hanno visto l'originale esposto a Lucca", aggiunge il sottosegretario.
In un comunicato, Sgarbi continua: "Che la Procura d'Imperia abbia trasmesso gli atti a Macerata come sede competente è una notizia che potrebbe avere un senso se, come la legge prevede, io ne fossi a conoscenza. Ma così non è. Dovrebbe infatti essere un magistrato, non un giornalista, a stabilire su cosa indagare e sulle complicità di restauratori e fotografi, accusatori improvvisati, ma che potrebbero rivelarsi complici di più gravi reati e omissioni".
I dettagli sull’opera
Il pezzo forte di una mostra risalente ad un paio di anni fa a Lucca curata da Sgarbi era un inedito di Manetti, una ‘Cattura di San Pietro’. Che però, secondo il Fatto “si ritrova tra le foto della banca dati dell'Interpol e risulta rubata”; la tela fino al 2013 si trovava nel castello di Buriasco, di proprietà di un'anziana signora, dove Sgarbi era stato più volte e dove un amico del critico avrebbe proposto alla donna di comprare il quadro. Poche settimane dopo la tela venne rubata ma la denuncia di furto venne archiviata dalla Procura di Pinerolo. Dopo dieci anni, il quadro restaurato riemerge a Lucca ma con un dettaglio diverso: una torcia sul fondale che nella foto dell'Anticrimine non c'è.
Per un restauratore, “il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio con un trasportatore, arrotolato come un tappeto”; e la tela potrebbe essere stata modificata per differenziarla.
I carabinieri hanno sentito il restauratore, l'amico e anche i titolari di un laboratorio di Correggio (Reggio Emilia), che ha eseguito una copia dell'opera. Sgarbi dice che il quadro è suo, trovato in una villa nella campagna di Viterbo da lui acquistata: “Uno ha la candela e l'altro no, sono diversi”.
Report ha visionato l'archivio di Viterbo e il dipinto non risulta.
"Non mi dimetto"
"Dimettermi? Non ci penso neanche", era stata ieri sera la replica di Sgarbi, intervenuto a 'Quarta Repubblica' sulla vicenda del quadro rubato. "Non c'è nessun mistero - spiega poi il critico d'arte - i quadri sono due. Quel quadro rubato viene descritto dalla sovrintendenza come una riproduzione, brutta copia dell'originale che stava in Vaticano". E rivendica: "Quello trovato da me in una villa è l'originale".
"Report? È la loro attività diffamatoria"
"Nessuna incongruenza. Nessuna risposta. Le inchieste le fa la magistratura, alla quale sola, davanti all'evidenza dei fatti, corrotta da due giornalisti, sono pronto a rispondere", risponde Sgarbi all'Adnkronos, intervenendo sull'inchiesta mandata in onda ieri dalla trasmissione 'Report' di Sigfrido Ranucci riguardante l'opera dell'artista Rutilio Manetti. Secondo la ricostruzione di 'Report' un'opera di proprietà di Sgarbi, esposta a Lucca nel dicembre 2021, sarebbe in realtà la stessa opera trafugata nel 2013. Ma Sgarbi nega con decisione: "E' una loro attività diffamatoria, il sospetto è la loro arma - affonda il sottosegretario - La mia sono le indagini inequivocabili fatte sul dipinto, che loro non conoscono".
La Procura di Macerata
Intanto è stato trasmesso qualche giorno fa alla Procura di Macerata il fascicolo nel quale il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi è indagato per il reato di riciclaggio di beni culturali.
La Procura di Imperia
Si apprende poi che Sgarbi è stato indagato, nel 2023, dalla Procura di Imperia in merito alla vicenda riguardante l'esportazione, ritenuta illecita, di un quadro all'estero. L'inchiesta, coperta dal segreto istruttorio, è confermata dal procuratore Alberto Lari, il quale fa sapere che riguardo al caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti, non è stata aperta alcuna inchiesta a Imperia e gli atti ricevuti dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale nel dicembre scorso sono stati subito trasmessi alla Procura di Macerata per competenza, perché Sgarbi dichiara il domicilio a San Severino Marche, di cui fu sindaco nel 1992, luogo da lui stesso designato per gli interrogatori.