Pesaro, 6 giugno 2022 - Dopo le numerose richieste di accedere al suicidio assistito rimaste inascoltate, Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano (Pesaro), costretto a letto da 18 anni a causa di una tetraparesi, ha scelto di porre fine alle sue insopportabili sofferenze attraverso la sedazione profonda e continua.
Ma in cosa consiste esattamente questo trattamento? La sedazione profonda non accelera il percorso che porta al decesso del paziente, a differenza dell'eutanasia che invece provoca la morte attraverso la somministrazione di alcuni farmaci o la sottrazione del sostegno vitale per il paziente. Con la sedazione profonda, dunque, la morte del paziente avverrà in modo fisiologico, ma con il malato addormentato.
Si tratta di due scelte differenti, che tuttavia spesso vengono confuse, perciò è bene fare chiarezza per prendere una decisione in modo consapevole.
In particolare, la sedazione palliativa, continua e profonda è un trattamento sanitario al quale un paziente può ricorrere per non provare più dolore e sofferenza, una volta che tutte le altre possibili terapie si sono rivelate inefficaci. La sedazione si definisce palliativa, se finalizzata a ridurre il dolore e/o la sofferenza del paziente, profonda, se mira ad annullare del tutto la coscienza del paziente per evitargli ulteriori sofferenze, inducendo uno stato simile all’anestesia profonda o al coma farmacologico, continua, se l'obiettivo è proseguire fino al sopraggiungere della morte.
La sedazione palliativa, profonda e continua può essere richiesta se un paziente si trova nell’imminenza della morte, presenta sintomi refrattari ad altri trattamenti e ha espresso al medico un consenso informato valido.