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Scuola, il Tar annulla l'ordinanza dell'Emilia Romagna. Bonaccini: in classe da lunedì

Le superiori che ora fanno lezione con la didattica in distanza torneranno in presenza al 50% da lunedì 18 gennaio. Il Governatore: "Le sentenze si rispettano, qui siamo abituati così"

Scuola, la protesta davanti alla sede della Regione Emilia Romagna (FotoSchicchi)

Scuola, la protesta davanti alla sede della Regione Emilia Romagna (FotoSchicchi)

Bologna, 15 gennaio 2021 - Il Tar dell'Emilia Romagna sospende l'efficacia dell'ordinanza dell'8 gennaio 2021 con cui il presidente Stefano Bonaccini ha disposto la didattica a distanza al 100% per le scuole superiori fino al 23 gennaio 2021. Il ricorso era stato presentato da una ventina di genitori ed è stato accolto.

E il Governatore 'riapre' le scuole superiori da lunedì: "Le sentenze si rispettano: ho convocato i sindaci dei comuni capoluogo e i presidenti delle Provincia perchè, da noi, si decide insieme", anticipa in tv a 'L'aria che tira' su La7. E poi in conferenza stampa conferma: "Da lunedì prossimo riprenderanno le lezioni in presenza al 50% delle superiori". 

Aggiornamento Arriva l'ok anche del Cts

"Per poter frequentare la scuola in sicurezza ci sono oltre 550 bus aggiuntivi nelle strade per un investimento di oltre 23 milioni di euro. - continua il Governatore -.Renderemo ripetibile ogni due settimane il tampone rapido in farmacia per gli studenti e le loro famiglie e per il personale scolastico. Abbiamo infine proposto al Governo di inserire il personale scolastico tra le categorie più a rischio da vaccinare nella seconda fase".

"Non prevedevo che il Tar avrebbe annullato un provvedimento" che aveva carattere "sanitario - ammette Bonaccini - i dati epidemiologici danno ragione a noi.  In alcune Regioni in zona gialla sono state chiuse anche le elementari mentre in fascia arancione altre zone sono costrette a riaprire le scuole superiori. Sentenze del Tar contradditorie che le persone fanno fatica a capire, fatico a capire anch'io".

Oggi "abbiamo deciso tutti insieme, con sindaci e i presidenti di Provincia", tutti "pronti a lavorare perché da lunedì riprendano le lezioni in presenza al 50% alle superiori".

Ad ogni modo, ha proseguito, noi "eravamo pronti" ad aprire già dal 7 gennaio e "ritengo incomprensibile come si possa" lasciare una questione come la "scuola che per noi è cruciale per il Paese alle ordinanze regionali e ai Tar: tocca al Governo provare a dirimere" la vicenda. Stamattina in tv aveva chiarito: "Per me le scuole sarebbero dovute rimanere aperte i mesi scorsi, mentre in Europa si tenevano aperte. Se ho rinviato, insieme ai sindaci e ai presidenti di provincia, lo scorso lunedì, è perché la mia regione rischiava il rosso".

"Non trasformiamo la scuola in un campo battaglia e scontro, è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno - è l'invito del Presidente dell'Emilia Romagna -. Comprendo le ragioni dei genitori e degli studenti che si sono opposti all'ordinanza e non c'è nessuna contrapposizione. Chiederò loro - ha proseguito - che una delegazione venga in Sala Giunta, in un sala ampia per il distanziamento. La mia faccia c'è sempre, insieme alla mia Giunta. Comprendo le loro ragioni, li incontro volentieri e possono criticare quanto vogliono".

Secondo il Tar  l'ordinanza regionale dello scorso 8 gennaio comprimeva in "maniera eccessiva", "immotivatamente" e "ingiustificatamente", il "diritto degli adolescenti a frequentare di persona la scuola quale luogo di istruzione e apprendimento culturale nonché di socializzazione, formazione e sviluppo della personalità".

I presidi, arrivata la comunicazione ufficiale, si dicono pronti a partire con le lezioni in presenza perché i modelli organizzativi sono pronti da tempo. 

 Ad assistere i 21 genitori nel ricorso, sono stati tre avvocati bolognesi guidati da Milli Virgilio, legale nonché ex assessore alla Scuola della Giunta Cofferati. Il collegio, aiutato nella preparazione e nella redazione da un gruppo di giuristi, ha partecipato, insieme ai colleghi umbri, al ricorso contro la Regione Umbria che aveva chiuso le medie. 

Alla base del ricorso che impugna con urgenza l’atto chiedendone la sospensiva cautelare vista la durata di due settimane, profili di illegittimità in relazione al decreto legge del 5 gennaio che, all’articolo 4, che sanciva come dall’11 al 16 gennaio "le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, garantendo almeno al 50% della popolazione studentesca l’attività didattica in presenza".

Già lo spostamento del 7 all’11 gennaio aveva creato un certo subbuglio nelle scuole, ma il tutto gestibile. L’ulteriore posticipo al 25 gennaio, deciso dalla Regione, ha choccato tutti, dando vita alle proteste. 

La decisione del Tar e le motivazioni

Il Tar afferma che "l'attività amministrativa di adozione di misure fronteggianti situazioni di pur così notevole gravità non può spingersi al punto tale da sacrificare in toto altri interessi costituzionalmente protetti", dovendo la Pubblica amministrazione agire in un "quadro di bilanciamento delle tutele di entrambe le esigenze pubbliche in rilievo, quella sanitaria e quella del diritto all'istruzione".

Il Tar specifica che l'ordinanza impugnata trae 'linfa' da una rilevazione della situazione epidemiologica che "si riferirebbe comunque ad un periodo temporale durante il quale le scuole secondarie erano chiuse da tempo", e aggiunge che «non sono indicati fatti, circostanze ed elementi di giudizio che indurrebbero ad un giudizio prognostico circa un più che probabile che non incremento del contagio riferibile all'attività scolastica in presenza nelle scuole secondarie di secondo grado".

I giudici quindi accolgono le istanze dei genitori, spiega l'avvocata Milli Virgilio: "Se le scuole superiori sono chiuse da settimane come fanno ad aver inciso sulla situazione epidemiologica? Come fa ad essere sempre colpa degli studenti?".

Nelle motivazioni il Tar aggiunge poi che tra le finalità per le quali la Regione aveva adottato la Dad al 100% c'era la necessità di evitare assembramenti e sovraffollamenti, temi su cui l'Amministrazione "può agire con misure che incidono 'a monte' sul problema del trasporto pubblico" e "'a valle' con misure organizzative quali la turnazione degli alunni e la diversificazione degli orari di ingresso a scuola", e "ferma restando una più stringente attività di controllo sugli adempimenti costituiti dall'uso dei dispositivi di protezione personale, quali l'utilizzo della mascherina, il distanziamento e l'uso di gel igienizzanti e sanificanti". 

Cosa è successo in Lombardia

Gli studenti delle scuole superiori della Lombardia sarebbero potuti tornare parzialmente in aula lunedì prossimo se la Regione non fosse finita in zona rossa. Il Tar regionale aveva infatti accolto il ricorso di un comitato di genitori contro la didattica a distanza prorogata fino al 24 gennaio. Nello specifico i giudici amministrativi si erano decisi per la sospensione dell’ordinanza regionale che imponeva la Dad al 100 per cento

La Lombardia entrerà in zona rossa quindi le lezioni in presenza saranno limitate alle elementari fino alla I media, didattica a distanza per tutti gli altri.

La protesta con le torce in Regione

Una 'fiaccolata', con torce e candele per "fare luce sulla scuola". Così il comitato 'Priorità alla scuola' di Bologna ha pensato la manifestazione di oggi davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna. Un presidio, precisano gli organizzatori, che "è autorizzato secondo le norme vigenti" e che ha visto partecipare circa 200 persone. Il comitato ha chiesto a tutti i partecipanti "di portare una candela o una torcia, per aiutarci a fare luce sulla scuola e sul suo ruolo centrale, non contro la salute ma per la salute della società. La scuola si cura, non si chiude", afferma 'Priorità alla scuola'.

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(ha collaborato Paola Benedetta Manca)