Bologna, 10 maggio 2020 - Corsa alla sanificazione per la fase 2 del Coronavirus. Sotto le Due Torri c’è già un ospedale, il Rizzoli, impegnato a realizzare una porta tecnologica d’ingresso in grado di monitorare chi la oltrepassa e, perché no, addirittura sanificare chi entra e chi esce. E se questo è lo scenario futuro, sono invece in arrivo le linee guida della Regione sulle procedure richieste per il riavvio in sicurezza di tutti i settori. L’Emilia Romagna sta predisponendo il documento, in collaborazione con le associazioni di categoria e con i sindacati: tra gli argomenti, sanità, ristorazione, edilizia, balneazione e artigianato.
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Anche la Società italiana d’igiene sta per varare un decalogo per bar e ristoranti. "Ho contribuito anche io a preparare queste linee guida – spiega Fausto Francia, già presidente della Società e direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl di Bologna dal 2000 al 2017 –. Visto che in 9 casi su 10 la malattia da Coronavirus si è diffusa al chiuso, bisogna portare all’aperto tutto quello che si può, quindi vanno bene i dehors, e poi è necessario tenere aperte porte e finestre e ricreare il più possibile all’interno le condizioni esterne. Un altro punto è la massima attenzione al personale: misurazione della temperatura e l’uso di mascherine e guanti. Fondamentale la pulizia accurata del locale e del bagno dopo ogni turno di servizio: colazione, pranzo e cena".
Torniamo all’ambito sanitario. "Ormai tutti hanno imparato la lezione – assicura Francia – e quindi bisogna prevedere ricorrenti interventi antisepsi con disinfettanti ospedalieri. E quando è necessario approfondire la conoscenza dell’eventuale contaminazione, si passa su superfici, strumentario e arredi con dei tamponi che poi vengono messi in incubazione per controllare se nascono colonie batteriche o virali. Nei confronti dei batteri possiamo fare interventi ad hoc con prodotti specifici, mentre i virus sono estremamente sensibili ai disinfettanti".
Francia sottolinea che nei locali chiusi da marzo, "il Coronavirus non c’è più, resiste al massimo 5 giorni sui vetri e 3 su acciaio e ferro, quindi non serve una disinfezione, ma una pulizia a fondo, con varechina diluita o con alcol o normali detergenti sgrassatori. E bisognerà poi continuare a tenere pulito il locale, con l’azione meccanica dello sfregamento le superfici con i detergenti".
Per Alessandro Gasbarrini, direttore della Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico del Rizzoli, "gli ospedali devono tornare a essere quei luoghi dove si guariva e non dove ci si può ammalare. L’obiettivo è quello di evitare che virus, batteri e funghi entrino e che, eventualmente, ne possano uscire. Per questo lo Ior, insieme al laboratorio Crrem del Sant’Orsola, sta cercando sistemi di sanificazione per ambienti che siano efficaci, sicuri, pratici ed attuabili. E con la supervisione di Maria Paola Landini, il nostro direttore scientifico, e in collaborazione con Milena Fini, direttore del laboratorio di biomeccanica e innovazione tecnologica, stiamo cercando di realizzare una porta tecnologica d’ingresso all’Istituto, in grado di monitorare chi la oltrepassa e sanificare chi entra e chi esce. Quando è iniziata la pandemia mi sono fatto promotore di una raccolta fondi per la sanificazione degli ambienti e, attraverso l’associazione ’Un pensiero per tutti’ e alla generosità dei bolognesi e non solo, siamo già riusciti a raccogliere oltre 8mila euro".