Reggio Emilia, 22 settembre 2023 – Nuovi particolari emergono sul caso di Saman Abbas, la 18enne pachistana uccisa e sepolta in un casolare diroccato a pochi passi da dove abitava, a Novellara, nelle campagne della Bassa reggiana nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021
Due detenuti del carcere di Reggio Emilia nelle scorse settimane (il 5 e il 6 settembre) hanno raccontato alla procura le confidenze ricevute da Danish Hasnain, zio della ragazza.
Per l’accusa la giovane è stata ammazzata per essersi ribellata a un matrimonio forzato in patria con un cugino e per il suo vivere troppo ribelle: un delitto d’onore. I verbali di quelle testimonianze rese davanti al procuratore capo Calogero Gaetano Paci, al maggiore dei carabinieri Maurizio Pallante e agli agenti della polizia penitenziaria sono stati depositati nel fascicolo del processo.
Il movente dell’assassinio
Stando alle rivelazioni dei magrebini – che la Procura ha chiesto di ascoltare in aula come testimoni e dopo le quali sono state chieste indagini aggiuntive – il movente del delitto non sarebbe quello d’onore, ma quello economico.
Il cugino promesso sposo in Pakistan, infatti, avrebbe offerto 15mila euro a Shabbar Abbas per sposare Saman e poter così venire in Italia con i documenti in regola grazie al ricongiungimento familiare; sarebbe così iniziata una serie di eventuali matrimoni combinati, lasciando anche libera la 18enne di vivere la sua vita dopo il divorzio.
Una sorta di vera e propria catena di nozze artefatte al prezzo a 15mila euro l’una con altri connazionali che sarebbero poi arrivati dal Pakistan; un sistema di agenzia matrimoniale fraudolenta che avrebbe potuto durare anche dieci anni nelle ipotesi del nucleo familiare e per questo generare un enorme introito di denaro.
Visto sfumare l’affare economico, i genitori di Saman, Shabbar e Nazia, avrebbero dunque architettato il delitto, poi eseguito assieme ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.
Il processo: tensioni tra gli avvocati
Intanto è ripreso stamattina il processo per l'omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana che abitava a Novellara, a carico di cinque parenti: i genitori, lo zio e due cugini. In apertura di udienza il procuratore capo Calogero Gaetano Paci ha specificato alcuni aspetti relativi all'ultimo strascico di indagini emerso dai racconti di due detenuti in carcere con lo zio Danish Hasnain.
"È stato il secondo detenuto, sentito il 6 settembre, a riferire quanto appreso direttamente da Hasnain che gli parlò in un momento di particolare sconforto, raccogliendo per la prima volta una confessione stragiudiziale'. L'altro carcerato ha appreso il racconto di Danish da questo secondo detenuto.
Dopo averlo sentito, il pm Laura Galli ha svolto ulteriori indagini. Oggi il procuratore ha chiesto di assumere queste e altre testimonianze di vari agenti e operatori del carcere, nonché il maggiore Maurizio Pallante che ha redatto una nota che si rifà a filmati su sopralluoghi subito successivi alla scomparsa di Saman. È stata intanto depositata la perizia medico-legale sulla morte di Saman: alla luce di questo, e del fututo deposito di altre perizie, Paci ha ravvisato la possibile necessità di ulteriori accertamenti. E, anche vista la complessità del dibattimento, ha domandato di sospendere i termini di custodia cautelare per gli imputati fino al limite massimo previsto. Le difese hanno depositato al dibattimento vario materiale come controprova e hanno dato l'assenso ad acquisire i documenti della Procura. L'avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Hasnain, ha accennato ai riscontri investigativi che secondo lui sono 'clamorosamente smentiti dalle risultanze istruttorie'. Come il fatto raccontato che Shabbar Abbas fumasse mentre la figlia veniva uccisa e un mozzicone trovato: 'Il mozzicone, come emerso dalla perizia medico-legale, non appartiene a nessuno dei cinque imputati'. Poi il frigo posto su Saman morta, fatto non inedito secondo il difensore che ha accennato ad articoli online. Il difensore ha invitato la Corte 'a guardare i filmati di quella notte e a confrontarli con le versioni dei due detenuti'.
Sferzante l'intervento dell'avvocato Luigi Scarcella per il cugino Nomanulhaq Nomanulhaq: 'Sono molto tranquillo - ha detto sul nuovo strascico investigativo -. Chiedo io stesso di acquisire le dichiarazioni dei due testimoni, che io definisco teatranti del genere farsa', parlando di 'dichiarazioni ridicole e smentite sia dalla fase di organizzazione, sia dal movente, sia dalle modalità esecutive. Il frigo è solo l'apotesi in negativo'.
L'avvocato Enrico Della Capanna per il padre di Saman, Shabbar Abbas, ha invece chiesto di sentire anche altri detenuti con cui Danish Hasnain potrebbe aver parlato: tra loro anche Milan Racz, condannato in primo grado per l'omicidio di via Stalingrado. 'Hasnain si confidò col detenuto sotto la doccia e mentre giocava a carte', sollevando quindi dubbi sulle circostanze complessive.