Reggio Emilia, 7 giugno 2021 - Per i carabinieri e la Procura di Reggio Emilia Saman Abbas è stata ammazzata, probabilmente strangolata, dallo zio Danish Hasnain su istigazione del papà Shabbar Abbas e della mamma Nazia Shaheen, la notte tra il 30 aprile e il primo maggio, vicino alla casa di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, dove la famiglia viveva. E dove la diciottenne non voleva più stare: si era opposta a un matrimonio combinato con un parente in patria e voleva andarsene. È sparita dal 30 aprile. E' di omicidio premeditato l'ipotesi di reato contestata dalla Procura di Reggio Emilia ai familiari: sono cinque gli indagati, i genitori, lo zio e due cugini.
E oggi emergono i dettagli dell'orrore dal racconto del fratello minorenne della vittima sugli ultimi istanti di vita della ragazza. Il giovane ha riferito a verbale: "Ora vi dico tutta la verità. Mio zio ha ucciso Saman. Io ho paura di lui perché mi ha detto che se avessi rivelato ai carabinieri quanto successo, mi avrebbe ucciso. Io ho pensato anche di uccidere mio zio Danish, mentre lui dormiva, visto che lui ha ucciso mia sorella, ma poi ho pensato che ci avrebbero pensato i carabinieri e che se io avessi fatto ciò sarei finito in prigione". E poi: "Secondo me l'ha uccisa strangolandola, perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano".
Anche per il Gip questa è l'ipotesi più probabile. "Lo zio Danish - ha continuato il ragazzo - ha pianto molto e diceva a me di non piangere". Non ha detto però dove ha nascosto il corpo: "Io gliel'ho chiesto in quanto volevo abbracciarla un'ultima volta. Lui mi ha detto di non potermelo dire".
La frase choc dello zio: "Un lavoro fatto bene"
Ecco tutte le tappe della vicenda.
Novembre 2020. Saman denuncia i genitori, rifiutando il progetto di matrimonio combinato che avevano per lei. L'evento era fissato al 22 dicembre. Era ancora minorenne, scatta il provvedimento di allontanamento dalla casa famigliare, con affidamento a una struttura protetta nel Bolognese.
11 aprile 2021. Saman torna a casa per recuperare i documenti.
22 aprile 2021. Saman si rivolge ancora una volta ai carabinieri, per denunciare i genitori che non volevano darle i documenti.
29 aprile 2021. Tre uomini - poi identificati nello zio e nei cugini di Saman - filmati dalle telecamere di sicurezza: escono verso le 19,15 da un magazzino dell’azienda agricola Le Valli di Novellara, dove lavorano e dove vive la famiglia Abbas, per dirigersi verso i campi, "armati" di badili, di un piede di porco e di secchio con un sacchetto in plastica. Gli stessi vengono ripresi al ritorno, quando sono ormai passate le 21,30. È uno degli elementi che fa pensare fosse tutto programmato da alcuni giorni.
30 aprile 2021, ore 23,30. Saman manda l'ultimo messaggio al fidanzato segreto, con un telefono utilizzato di nascosto. La 18enne riferisce che Nazia Shaheen avrebbe parlato di unica ’soluzione’ per una donna che non si attiene alle regole di vita pakistane: ucciderla. La ragazza riferisce di aver poi chiesto direttamente alla madre la veridicità di quelle frasi, ma la 48enne l’avrebbe rincuorata, ribadendo come fossero relative a un’altra vicenda accaduta in patria. Versione che non aveva convinto Saman: "L’ho sentito con le mie orecchie, ti giuro che stavano parlando di me...". Saman dice al fidanzato che se non si fossero sentiti per due giorni avrebbe dovuto allertare le forze dell'ordine.
30 aprile 2021, mezzanotte. Saman tenta di fuggire e litiga violentemente con i genitori. Urlano, lei li insulta e intima al padre: "Dammi i documenti". Lui le ha chiesto se voleva sposare qualcuno e lei ha detto che voleva solo andare via. Poi ha preso le sue cose ed è fuggita. Il padre chiama lo zio perché la riportasse a casa, anche contro la sua volontà. Lo zio è andato e tornato, dicendo che tutto era sistemato.
1 maggio 2021. I genitori fanno rientro in Pakistan con un biglietto comprato due giorni prima. Il volo di andata è stato ampiamente documentato dalle immagini di videosorveglianza dell’aeroporto di Milano Malpensa che mostrano Shabbar, assieme alla moglie Nazia Shaheen. E anche le carte d’imbarco confermano come i coniugi avessero effettivamente preso quel volo.
5 maggio 2021. I carabinieri vanno a casa di Saman per perquisirla, ma lei e i genitori non c'erano. Parlano con lo zio e con il fratello minore, prima della loro fuga. Il resto della famiglia era già scappato. Poi contattano il fidanzato della ragazza, che ha riferito di aver avuto l'ultimo contatto con Saman alle 23.30 del 30 aprile spiegando che fosse molto preoccupata, tanto da dirgli che se non si fossero sentiti per due giorni avrebbe dovuto allertare le forze dell'ordine.
10 maggio 2021. Lo zio Danish Hasnain, due cugini di Saman, Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, anch'essi indagati, sono stati controllati in provincia di Imperia, insieme al fratello minorenne della vittima. Il ragazzo è stato fermato e collocato in una comunità protetta e ha iniziato a fornire il suo racconto, testimonianza cruciale, accusando lo zio che gli ha confessato il delitto.
25 maggio 2021. La stampa parla per la prima volta della scomparsa di Saman Abbas. Scattano le ricerche, concentrate nei dintorni dell’azienda agricola dove tutti maschi della famiglia Abbas lavoravano come operai, nelle Valli tra Novellara, Campagnola e Reggiolo.
29 maggio 2021. Intervista esclusiva al Carlino del capofamiglia Shabbar Abbas, secondo il quale la figlia sarebbe viva e vegeta in Belgio. "Riscontri positivi su quello che ha detto il padre non ce ne sono, abbiamo appurato che in Belgio non c'è la ragazza", riferirà più avanti il procuratore Isabella Chiesi.
30 maggio 2021. Arrestato in Francia uno dei cugini di Saman, Ikram Ijaz. E' stato fermato a Nimes, mentre andava da Parigi a Barcellona. Di lui si attende la consegna alle autorità italiane.
10 giugno 2021. E' la data del rientro in Italia indicata dal padre di Saman. Nella telefonata esclusiva al Carlino, si era mostrato sicuro: "Giovedì 10 giugno torno in Italia assieme a mia moglie. Abbiamo già preso i biglietti aerei". Intanto per i coniugi è stato emesso un mandato di arresto internazionale. La speranza in ogni caso è che tornino volontariamente, dopo aver respinto le accuse, almeno telefonicamente.