Cesena, 6 marzo 2021 - “Sono personalmente contrario alle chiusure, credo che portino alla salute delle persone danni diretti e indiretti”. Se allora si è arrivati a una nuova Zona rossa in Romagna, specifica il direttore generale dell’Ausl Romagna, “è perché l’epidemia da coronavirus è cresciuta in questi giorni in modo così cruento da non lasciare altra possibilità”. La decisione del presidente Stefano Bonaccini è arrivata venerdì sera: da lunedì 8 marzo, e almeno fino al 21 marzo, tutta la Romagna sarà zona rossa, soggetta quindi al massimo delle restrizioni possibili.
Zona rossa in Romagna: ecco l'ordinanza - Emilia Romagna zona rossa, arancione scuro e arancione: mappa e regole per provincia - Covid oggi: bollettino Coronavirus 6 marzo. Dati Italia e Emilia Romagna
Carradori ha parlato poco dopo pranzo in diretta Facebook, intervenendo nella consueta diretta del sabato pomeriggio organizzata dall’onorevole Marco Di Maio (Italia Viva) e il direttore del Dipartimento Testa - Collo dell’Ausl Romagna , Claudio Vicini.
Eccoli, questi dati: L’Rt regionale, nella settimana dal 15 al 21 febbraio è arrivato all’1,28 e allo stato attuale sappiamo già che è ancora più alto. L’incremento dei positivi, ha mostrato Carradori nelle sue diapositive, è stato in Romagna del +50% nell’ultima settimana, tornano così ai livelli di fine dicembre. E se la buona notizia è che tra gli ultraottantenni, sempre più vaccinati, i nuovi casi sono calati del 70%, questo ha coinciso con una recrudescenza altissima, benché molto meno sintomatica, di casi nelle scuole. “Gli 81 focolai nelle scuole dell’8 febbraio – mette in guardia Carradori –, sono diventati 159 il primo marzo, con picchi di 64 focolai negli isitituti ravennati, 53 nel riminese, 39 nel cesenate e 3 nel forlivese.
Scuole che, chiarisce Carradori, "sono sicurissime mentre poco sicuro è tutto ciò che sta loro intorno, dai trasporti agli assembramenti. Il Forlivese è salvo? "Purtroppo i dati degli ultimi giorni, chiude il dg, ha dimostrato che l virus si è messo a correre anche lì.
Il campanello d'allarme, ricorda Carradori, scatta quando si registrano 500 casi ogni 100.000 abitanti su due settimane. "Siamo in una situazione di massima allerta, anche se non ancora al collasso - sottolinea il direttore Ausl- in Romagna siamo a 873 e non c'e' nessuna provincia sotto: 873 a Rimini; 943 a Cesena con l'area del Rubicone sopra i mille; 677 a Forlì; 710 a Ravenna con il territorio di Faenza sopra i 1.100".
Nell'ultima settimana, continua Carradori, "il tasso di incidenza è cresciuto del 37% in Romagna, con un picco del 55% a Cesena e del 50% a Forlì". In forte affanno anche i reparti. "Nel panorama regionale siamo coloro che soffrono meno per l'occupazione di posti letto - sottolinea il direttore dell'Ausl Romagna - i posti occupati in terapia intensiva sono però aumentati del 67% in una settimana, da 24 a 40: ne abbiamo un centinaio in tutto e vanno protetti se vogliamo usarli anche per altre patologie".
L'occupazione degli altri letti covid, invece, "sono aumentati del 20%, da 434 a 522, tanto che abbiamo dovuto ricominciare a convertire i letti". In questo quadro, "i territori di Forliì-Cesena e Rimini insieme a Bologna hanno un livello di incidenza più alto e con Ravenna sono le province con una crescita dell'incidenza superiore a tutte le altre province dell'Emilia-Romagna. Quindi in Romagna il virus ha una velocità maggiore al resto", spiega il direttore dell'Ausl.