Bologna, 18 agosto 2023 – Ce ne siamo accorti tutti già da un po’: i tappi delle bottiglie di plastica, una volta svitati, non si staccano più. Rimangono piuttosto attaccati al collo della bottiglia con una linguetta e a volte sono fastidiosi, perché quando incliniamo la bottiglia per versarne il contenuto spesso ci ritroviamo in mezzo proprio quel tappo che non si stacca più.
Eppure è stato pensato un modo per evitare l’inconveniente: ovvero quello di ruotare il tappo piegandolo in giù, aderente all’inizio della parete della bottiglia. In questa maniera si aggancia al collo della bottiglia e non si muove più. Poi basta rigirarlo per chiudere la bottiglia. Ma perché questa decisione dei tappi che rimangono agganciati alla bottiglia?
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Perché il tappo non si stacca più
Le motivazioni sono ambientali: se il tappo non si stacca, è più difficile che questo venga disperso nell’ambiente una volta che la bottiglia viene buttata via. Al pari delle linguette delle lattine (anche quelle non si staccano più come una volta), è facile che il tappo sia il primo elemento a essere buttato in terra e, anche se viene raccolto, la sua dispersione in terra come nel mare provoca ingenti danni all’ecosistema e agli animali (che possono ingerirlo facilmente) fino all’uomo.
Tethered cap: quando sarà obbligatorio
L’industria della plastica si è già messa in moto e sarà nel 2024 che in Europa entrerà in vigore la Direttiva Ue (2019/904) per rendere obbligatorio il tappo che non si stacca. Questa direttiva, infatti, prevede che tutte le bottiglie di plastica (o meglio in Pet, cioè polietilene tereftalato) entro i 3 litri debbano obbligatoriamente essere dotate dei cosiddetti tethered caps, cioè i tappi agganciati alla bottiglia.
La decisione arriva, tra l’altro, dopo la messa al bando della plastica usa e getta entro il 2021. Infatti, nel 2019 il Parlamento europeo aveva approvato in via definitiva una nuova legge che vieta l’uso di articoli in plastica monouso come piatti, posate, cannucce e bastoncini cotonati (cioè i cotton fioc, che sono altri elementi buttati un po’ ovunque ma che inquinano tantissimo), ma stop anche ai bastoncini di plastica per palloncini e ai contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. In Italia queste nuove regole sono entrate in vigore il 14 gennaio 2022.
Plastica nel mare e inquinamento
È chiaro, dunque, che si sta cercando di ridurre l’impatto catastrofico che la dispersione della plastica ha sull’ambiente, in primo luogo sui mari. Uno studio del Wwf riporta che entro il 2050 la plastica quadruplicherà negli oceani, compromettendo ancora di più la vita degli animali che vi abitano e che quindi muoiono per intrappolamento, ingestione, soffocamento e rilascio di sostanze chimiche tossiche. Un pericolo, però, non lontano dall’uomo visto che le microplastiche (cioè particelle di materiale plastico con dimensioni inferiori a 5 millimetri) dannose per ambiente e animali sono già arrivate fino a noi. “Ogni settimana possiamo ingerire oltre 5 grammi di microplastiche (l’equivalente di una carta di credito) – riporta Wwf Italia – attraverso l’aria, acqua, frutta, verdura, pesci e molluschi, soprattutto quelli che si mangiano interi. Le microplastiche sono di conseguenza state ritrovate nelle feci umane (anche quelle dei bambini), nella placenta e recentemente anche nel sangue e nelle aree profonde dei polmoni”.