
Melania Rea e Salvatore Parolisi, condanno a vent'anni per l'omicidio della moglie
Ascoli Piceno, 14 luglio 2023 – Revocati tutti i permessi per Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea. Una decisione, quella presa dal Magistrato di Sorveglianza, che “va nella direzione da noi indicata”, fa sapere l’avvocato della famiglia di Melania Rea, Mauro Gionni, al Carlino.
“Avevamo detto che era priva di logica l’affermazione di Parolisi, secondo il quale se uno è colpevole prende l’ergastolo, mentre se è innocente (come solo lui pensa di essere) prende 20 anni. Lui è colpevole, come la sentenza passata in giudica ha accertato. Non è sul numero di anni che si gioca la sua colpevolezza, accertata al di là di ogni ragionevole dubbio. Ha preso 20 anni solo perché all’epoca gli fu contestata una unica aggravante (non anche i futili motivi, né la premeditazione) che consentiva l’ergastolo, e cioè la crudeltà”. “Quell’unica aggravante cadde in cassazione – continua l’avvocato – secondo noi in modo errato, perché fu crudele uccidere la madre che sapeva della presenza della figlia sul posto. Non era solo una questione di numero di coltellate che possono non incidere se l’arma è piccola e servono per uccidere”.
La decisione del tribunale del Riesame di Milano, come scrive il Corriere della Sera, è arrivata dopo la valanga di polemiche seguite alle dichiarazioni dell’ex militare all’uscita dal carcere di Bollate. La possibilità di uscire dal carcere una volta a settimana fino a ottobre è arrivata dopo che ha scontato 12 dei 20 anni di cella a cui è stato condannato. Ora, invece, “la gravità delle esternazioni e l'assenza di consapevolezza” ha fatto revocare i permessi per “stimolare una approfondita riflessione”.
La coppia viveva a Folignano, in provincia di Ascoli, insieme alla loro figlioletta Vittoria (che ora è affidata ai nonni materni che vivono in Campania): l’omicidio della donna risale al 18 aprile 2011: Melania fu trovata morta al Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, nel Teramano. Parolisi, appena uscito dal carcere, davanti alle telecamere di Chi l’ha visto, si era professato – di nuovo – innocente, ma soprattutto aveva infangato la memoria dell’ex moglie.
Oggi Parolisi “avrebbe preso l’ergastolo, con o senza crudeltà – spiega l’avvocato – perché le norme sono mutate. In particolare, l’articolo 577 del codice penale, nel 2018, ha aggiunto (oltre alla crudeltà e ai futili motivi) come aggravante per l’ergastolo il fatto di uccidere il coniuge, che non c’era ai tempi di Parolisi. Un’aggravante che nessuno poteva togliergli, in quanto marito della povera Melania. Non solo, oggi non avrebbe potuto fare l’abbreviato, con lo sconto di pena, come invece era consentito all’epoca. Giuridicamente, quindi, in ordine alla pena, oggi sarebbe stato diverso e avrebbe preso l’ergastolo”.
Le frasi choc e l’intervista non autorizzata
Parolisi ha di fatto scaricato su Melania la responsabilità delle sue scappatelle con amanti nelle varie città dove ha lavorato, compresa l’ultima, quella con Ludovica, la soldatessa della caserma Clementi di Ascoli dove lui lavorava come istruttore. "Non avrei mai lasciato Melania per Ludovica, anche se a mia moglie rimprovero di avermi lasciato solo troppo spesso, andando dalla madre in Campania o facendo venire su lei e noi non potevamo avere più rapporti" ha detto Parolisi. E ancora: "Le davo ogni mese 500 euro sui 1.300 che guadagnavo: se non è amore questo…".
“L’intervista (non autorizzata) – dice l’avvocato Gionni al Carlino – dimostra come Parolisi non abbia compreso il valore e il significato dei permessi premio, con l’assenza di consapevolezza del rispetto per le vittime di reato e per le donne. Per questo il Magistrato gli ha revocato i permessi”.
Inoltre, “avevamo detto che trovavamo singolare che un detenuto in permesso premio potesse rilasciare interviste non autorizzate, o comunque mostrare il proprio pensiero”. Ma è proprio nel contenuto delle sue dichiarazioni che mostra “assenza di rispetto per la vittima (moglie e madre di sua figlia), per i suoi famigliari e per le donne in genere (amante compresa)”.
"Ci chiediamo, a questo punto, e lo chiederemo al Magistrato, come si possano ancora in futuro concedere a Parolisi sconti di pena”, conclude il difensore.
Stop ai permessi premio
A distanza di pochi giorni e dopo le indignate proteste della famiglia della vittima, ora - riporta il Corriere – il Tribunale di sorveglianza d Milano gli ha revocato tutti gli altri 15 permessi che gli erano stati già concessi fino ad ottobre perché ha dimostrato di non aver “compreso il significato” della condanna svalutando il processo, il percorso di reinserimento e la “figura della donna”.
E ancora: contenuto e tono dell’intervista dimostrano che non ha ancora fatto quel “lavoro introspettivo” che dovrebbe portarlo a comprendere ed accettare la pena per arrivare al reinserimento nella società. In sostanza, Parolisi non avrebbe compreso “il significato e la valenza” dei permessi premio che, con la “loro funzione pedagogico-propulsiva”, hanno l’obiettivo di accompagnare il condannato “in un percorso di reinserimento e riabilitazione sociale graduale e concreto”.