Ancona, 22 gennaio 2022 - Novavax è in arrivo in Italia nella prima metà di febbraio, il nuovo vaccino anti covid basato su proteine ricombinanti, è riservato alle prime dosi e per coloro i quali hanno avuto dubbi sui vaccini vettoriali e a base mRNA. E ricordiamo che il 15 febbraio nel nostro Paese scatta l'obbligo vaccinale per gli over 50. Secondo le indicazioni della commissione tecnico scientifica dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), verrà utilizzato nella somministrazione come ciclo primario di vaccinazione e non come booster, ovvero non per il richiamo successivo. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l'una dall'altra.
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Novavax in realtà è il nome della casa farmaceutica statunitense produttrice del vaccino Nuvaxovid (NVX-CoV2373). Produce vaccini per tante altre malattie: virus sinciziale, Sars e l'influenza stagionale. Il vaccino ha un'efficacia che si attesta intorno al 90%, secondo gli studi condotti in Messino, negli Stati Uniti e nel Regno unito.
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In Lazio il vaccino sarà distribuito a partire dal 15 febbraio in 15 diversi hub su tutto il territorio regionale. A fare da apripista, insieme al Lazio anche le Marche, come afferma l'assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini: "Novavax in arrivo nelle Marche da metà febbraio".
Novavax, come funziona il nuovo vaccino
Una tecnologia tradizionale per il nuovo vaccino anti-Covid autorizzato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Commercializzato con il nome di Nuvaxovid e Covovax (in India), l’ultimo immunizzante in ordine di tempo ad arrivare sul mercato è un vaccino proteico, ossia contiene frammenti prodotti in laboratorio della proteina Spike, che si trova sulla superficie del virus Sars-CoV-2, e un adiuvante, la saponina. Diversamente dai vaccini Pfizer, Moderna, Astrazeneca, Johnson&Johnson, Sputnik, che usano tecnologie a mRNA o vettore virale, quello prodotto dalla Novavax non è un vaccino genico ed è stato creato attraverso la tecnica delle proteine ricombinanti.
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La tecnica delle proteine ricombinanti
Una tecnologia già ampiamente sperimentata fin dagli anni '80 per esempio contro l'epatite B. NVX-CoV2373, questa la sigla, come qualsiasi altro vaccino ha l'obiettivo di stimolare il sistema immunitario e fargli produrre una risposta contro l’aggressione di un agente esterno. È composto da frammenti proteici del virus partendo dall’immissione in un "baculovirus" (virus svuotato del suo contenuto genetico) di una porzione di Dna con le informazioni utili a produrre la proteina Spike.
In una fase successiva, alcune cellule vengono infettate dal virus e quando il materiale è all’interno, il baculovirus libera il materiale genetico utile alla produzione della Spike. Proteina che, dopo essere stata prodotta, viene rilasciata al di fuori delle cellule. Le nanoparticelle virali contengono fino a 14 proteine Spike, a cui si aggiunge un adiuvante che stimola il sistema immunitario.
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E’ un vaccino che potrebbe non dispiacere ai No Vax - o più che altro a chi non si è ancora vaccinato per paura, più che per ideologia - perché è basato su una tecnologia più vecchia e dunque iper testata che sfrutta, appunto, la tecnica delle proteine ricombinanti, in uso da tempo contro malattie come la pertosse, epatite B e meningocco.
Novavax, effetti collaterali
Gli effetti indesiderati osservati negli studi sono stati generalmente lievi o moderati e sono scomparsi entro un paio di giorni dopo la vaccinazione. Molto simili a quelli degli altri vaccini già noti- I più comuni sono risultati sensibilità o dolore al sito di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione generale di malessere, dolori articolari e nausea o vomito.
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