Bologna, 18 febbraio 2024 – Undici feriti non gravi, stavolta. È il bilancio di una serie di tamponamenti avvenuti ieri mattina sulla A22, nel tratto tra Nogarole Rocca e Mantova Nord. L’autostrada è rimasta chiusa per più di quattro ore tra i raccordi con la A1 e la A4, da Modena a Verona. Gli incidenti sono avvenuti su entrambe le carreggiate, con una visibilità molto ridotta a causa della nebbia. Negli incidenti sono rimaste coinvolte 21 auto e un tir, con undici persone trasportate negli ospedali di Verona e Mantova. La carreggiata sud è stata riaperta alle 13.45 mentre quella nord attorno alle 15. Il traffico sulle strade provinciali attorno a Mantova, a causa della chiusura dei caselli autostradali, in entrata è andato in tilt per molte ore.
Quello di ieri è stato solo l’ultimo di un lungo periodo nero sulle strade della Pianura Padana a causa della nebbia. La mattina del 5 febbraio c’era stato un altro maxi tamponamento a catena, con circa centinaia di mezzi coinvolti in modo più o meno grave. Sono stati almeno venticinque i feriti, mentre un camionista è deceduto. La tragedia intorno alle 8.20 del mattino tra Reggiolo e Carpi, nel Modenese, quindi in direzione sud sull’A22 del Brennero. Inizialmente due tir erano finiti l’uno contro l’altro e, a catena, si erano schiantati tutti gli altri. Almeno sette i nuclei di incidenti avvenuti a pochi metri l’uno dall’altro. Complici del disastro sicuramente la nebbia ma anche l’alta velocità.
Secondo le previsioni meteo di Arpae, una nuova formazione di banchi di nebbia sul settore orientale dell’Emilia Romagna e lungo il corso del Po era prevista dal tardo pomeriggio di ieri e, stando ai modelli meteo, nebbia in arrivo anche oggi.
Nebbia e scarsa visibilità ieri mattina hanno portato alla chiusura di ottanta chilometri dell’autostrada del Brennero: dall’allacciamento A4 Milano-Venezia all’allacciamento A1 in provincia di Modena. Nebbia che da fine gennaio è tornata a essere presente quasi quotidianamente in tutta la regione. Ne abbiamo parlato con Vanes Poluzzi, responsabile del centro tematico qualità dell’aria Arpae Emilia Romagna.
Poluzzi, può spiegarci cosa è la nebbia?
"In breve possiamo definirla come un fenomeno meteorologico per il quale il vapore acqueo contenuto in una massa d’aria, raggiunta la saturazione, inizia a condensare nella parte in eccesso dando origine a piccolissime goccioline di acqua liquida o cristalli di ghiaccio sospesi in aria. E’ bene sottolineare che di nebbie ne esistono varie, e quella che interessa soprattutto le nostre zone arriva dalla perdita di calore dei suoli per irraggiamento e conseguente raffreddamento degli strati di atmosfera che sono, appunto, molto prossimi ai suoli".
Nell’ultimo mese la nebbia è presente in molte zone. Come mai?
"La premessa è che nelle zone della pianura del Po la nebbia è una caratteristica dominante del periodo autunno-inverno e inizio primavera. Una situazione che nel corso del tempo è cambiata a causa di diversi fattori, uno dei quali è l’incremento delle temperature dell’atmosfera a tutte le quote. Un tema dominante negli ultimi anni, con il cambio del clima legato alla presenza di alte concentrazioni di CO2 e CO2 equivalente, osservate nell’alta atmosfera".
E cosa succede?
"Per rispondere sono dovute delle precisazioni. Uno degli effetti del cambiamento del clima è l’aumento delle temperature a tutte le quote. A queste condizioni succede che di vapor d’acqua se ne possa sciogliere di più in atmosfera, e i fenomeni di nucleazione e condensazione, alla base della formazione delle nebbie, sono meno favoriti. Negli ultimi anni l’aumento delle temperature c’è stato, e quindi la produzione di nebbia è diminuita sensibilmente, ma dal 20 gennaio a oggi, da quasi un mese circa e nel cuore dell’inverno, si è instaurato un sistema anticiclonico le cui interruzioni sono state molto deboli. Anticicloni di tipo caldo, che provengono da sud ovest o di tipo sub tropicale, hanno avuto la proprietà di trasportare masse d’aria da latitudini più basse fino a quelle europee. In queste condizioni si è favorita la scarsa diffusione dai bassi strati verso l’alto, e di conseguenza la condizione è stata tale per cui le aree prossime ai suoli hanno formato uno strato di aria più fredda. Fenomeno che la mattina, così come di notte, ha portato alla formazione di nebbie importanti, soprattutto in zone di campagna o comunque fuori dai centri abitati".
Spesso però la presenza di nebbia si registra anche nel corso della giornata.
"Si, e quando capita è perché si tratta di zone ricche di suoli con umidità elevata, un fenomeno convenzionale. Le nebbie sono una condizione tipica dei nostri territori, anzi peculiare".
Può esserci un nesso tra nebbia e qualità dell’aria?
"Facendo esclusivamente riferimento ai fenomeni di nebbia registrati negli ultimi giorni, questa ha portato a una fenomenologia di accumulo di inquinanti quali il PM10 e il PM2.5 , ma non sempre la nebbia si comporta in questo modo perché in altre condizioni può fungere da rimotore degli inquinanti".