La battaglia del Montepulciano si arricchisce ogni giorno di nuove polemiche. Ieri, l’assessore regionale all’agricoltura, Andrea Maria Antonini, ha cercato di riportare la questione su binari di maggiore serenità anche alla luce delle ‘minacce’ di scioperi e proteste con trattori e camion al ministero. Ma nelle Marche resta la preoccupazione per le norme introdotte dal decreto del ministro Lollobrigida, che rischiano di consentire l’uso della denominazione Montepulciano per i soli viticoltori abruzzesi, obbligando tutti gli altri all’uso della denominazione Cordisco. Per Antonini, "l’obiettivo è di fare sistema, non disperdere energie in lotte di vicinato. Alla luce della revisione delle regole sull’etichettatura, l’utilizzo del sinonimo Cordisco, introdotto senza alcun confronto con le Regioni, rischia di legittimare una regione (l’Abruzzo, ndr) a impedire ad altre l’uso del nome di un vitigno, che invece è regolarmente e storicamente coltivato e conosciuto". "Se un vitigno è tradizionalmente conosciuto come Montepulciano e così lo classificano i disciplinari – aggiunge –, quello è il nome che lo rende riconoscibile. Difficile riconoscere uguali ruolo ed efficacia a un nome scomparso nella trascrizione dal registro cartaceo a quello informatizzato alla fine degli anni ‘80 e reintrodotto a puro scopo strumentale. Ho chiesto un incontro a livello nazionale e confido nella volontà di tutti che il decreto del Masaf non pregiudichi il percorso, perché è assodato che l’etichettatura dei vini è funzionale alla promozione dei territori e delle eccellenze, come evidenzia il principio su cui è basato il sistema delle denominazioni, che tutela i nomi dei luoghi e non dei vitigni". I produttori vitivinicoli del Piceno sono i più preoccupati. "La definirei la solita miopia italiana – dice Antonio Cocci, titolare dell’azienda Tenute del Borgo’ a Cossignano –, perché noi italiani abbiamo una spiccata capacità di farci male tra noi, di farci concorrenza tra noi. Se si avesse forza e voglia di girare un po’ il mondo e promuovere i nostri vini, ci si accorgerebbe che i produttori degli altri Paesi si aggregano per conquistare mercati ed essere un’unica forza commerciale". Dello stesso parere Emmanuel De Angelis dell’azienda vitivinicola ‘Il Conte Villa Prandone’ a Monteprandone. "Non so davvero come andrà a finire questa ‘battaglia’ del Montepulciano – dichiara –, ma non siamo solo noi imprenditori del Piceno a essere danneggiati dalla decisione del ministro Lollobrigida. Questa estate sono stato in Toscana e c’erano aziende che producono vino Nobile Montepulciano pronte a scendere in piazza per difendere la loro tradizione. La Regione Abruzzo non può pensare di averla vinta, e se mai passerà questa linea, sulle etichette delle mie bottiglie metterò un generico ‘uve prodotte nel territorio Piceno’, ma non certamente Cordisco".
CronacaMontepulciano, viticoltori in rivolta. E la Regione: "No a lotte di vicinato"