GIORGIO COSTA
Cronaca

Mare bollente, l’acqua fa 30 gradi. "L’Adriatico si scalda più in fretta"

Record a Goro, Simoncelli (Ingv): il problema non sono i picchi ma la loro durata. "Ecosistema sotto stress"

Ravenna, 19 luglio 2024 – La febbre è alta. Anzi, altissima. Da almeno otto giorni la temperatura dell’Adriatico tra Romagna e Marche sfiora o supera stabilmente 30 gradi, oltre due gradi sopra

le medie registrate in questo periodo. Effetto dell’ondata di caldo che ha investito l’Italia e l’Europa sud-orientale e sta rapidamente scaldando anche la superficie del Mediterraneo, compreso il nostro mare stretto tra le spiagge della Riviera e la dirimpettaia costa balcanica, generalmente poco profondo e dunque più soggetto a sbalzi (anche repentini) di temperatura.

Da almeno otto giorni  la temperatura dell’Adriatico tra Romagna e Marche sfiora  o supera stabilmente 30 gradi, oltre due gradi sopra  le medie registrate in questo periodo.
Da almeno otto giorni la temperatura dell’Adriatico tra Romagna e Marche sfiora o supera stabilmente 30 gradi, oltre due gradi sopra le medie registrate in questo periodo.

“Siamo di fronte a una ondata di calore marino, in Adriatico e non solo, ma il problema non sono tanto i picchi quanto la loro durata". Proprio quando ieri la boa al largo di Cesenatico, gestita da Arpae, ha raggiunto i 30,3 gradi – ma il record lo fa registrare Goro con 30,6 gradi –, Simona Simoncelli, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sezione di Bologna, guarda ai dati e allo stato del mare partendo dalla premessa che l’Adriatico ha picchi di alte e basse temperature molto facilmente.

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Simona Simoncelli, Ingv
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Perché questo saliscendi?

"Per la semplice ragione che nel nord Adriatico, da Riccione in su, abbiamo una profondità massima intorno ai 50 metri. E specie vicino a riva, con 20-30 metri d’acqua, l’impatto delle temperature esterne è molto rapido. L’anomalia, quindi, non è arrivare, come sta accadendo in questi giorni, a 30 gradi di temperatura dell’acqua, per poi scendere a 4 gradi in inverno".

Il problema dove nasce, allora?

"Nasce se questa temperatura si prolunga, se cioè i giorni con l’acqua a 30 gradi non sono due, ma almeno otto. E i tempi di acqua molto calda si allungano se non ci sono temporali, mareggiate o moti ondosi che mescolino le acque. Ricordo che tra il 1995 e il 2001 a Cesenatico le temperature dell’acqua non superavano 28 gradi".

L’ondata di caldo, a livello invece di previsioni meteo, si protrarrà anche per la prossima settimana, specie a livello di temperature. Che impatto possono avere temperature così elevate?

"In tanto sono serbatoi di energia che rendono possibili i temporali che spesso vediamo. Anche qui, ha ragione chi dice che i temporali ci sono sempre stati, ma non con questa frequenza. Da Torino al Veneto, passando dall’Emilia-Romagna, è un susseguirsi di eventi che hanno una frequenza non registrata prima e anche una intensità non comune, come le trombe marine".

La mucillagine che osserviamo oggi dipende dalle alte temperature dell’acqua?

"Assolutamente no. Ricordo che nel 1987 il bagno in mare non si faceva per la stessa ragione. Non dipende dalla temperatura dell’acqua, ma dai nutrienti, fosforo in particolare, portati dai fiumi, e da quanto l’acqua ristagna. Al nord sta piovendo parecchio, il Po è ricco di acqua, ma anche di concimi dilavati e quindi arrivano le mucillagini. Il tutto nel mare Adriatico è accentuato da un’acqua tendenzialmente stagnante".

I nostri mari si scaldano più degli Oceani?

"La media della temperatura dei mari aumenta in tutto il mondo, ovunque. Naturalmente gli Oceani, che hanno profondità molto maggiori, hanno una temperatura più bassa del Mediterraneo, che essendo invece un bacino con scarsa circolazione, si scalda di più. In questo senso i climatologi lo chiamano un hot spot. All’origine del tutto ci sono gli accumuli di Co2, che crea effetto serra e l’energia rimane nell’atmosfera".

E nell’Adriatico che succede?

"Le alte temperature favoriscono la proliferazione di specie aliene, che arrivano con le navi commerciali che girano il mondo, e che prima non trovavano acqua adatta e ora invece la trovano. E si moltiplicano. E non c’è solo il granchio blu, anche se quello è il soggetto che più si fa notare per i danni che crea all’acquacoltura e non solo".

Un ecosistema sotto stress. Quali sono le conseguenze?

"Il pesce che può nuotare va a cercare condizioni migliori ma l’ecosistema di base, quello del fondo del mare, non può muoversi e va in crisi. Il mare diventa uno stagno, certe tipologie di pesci muoiono e l’acquacoltura va in crisi".