Allo Spazio Pantani, il museo multimediale ricavato nell’ex magazzino merci della stazione ferroviaria di Cesenatico, si scoprono i cimeli e i ricordi del grande ciclista, ma si incontra soprattutto Serena Boschetti, la nipote di Marco Pantani, una donna la cui infanzia è legata a doppio filo a quella dello zio campione.
Buon sangue non mente, così mentre il ‘Pirata’ vinceva tutto, lei a 5 anni iniziò a pedalare con la mitica Sidermec. La bicicletta le piaceva tanto e Marco le era molto legato, come lei stessa ci racconta: "Lo zio era una persona speciale e io ho dei bellissimi ricordi di lui. Quando ero piccolina mi veniva a vedere correre nel pistino del Sole, fra le vecchia e la nuova Statale. Quando poteva veniva a prendermi e io ero felice. Dello zio Marco ricordo gli aspetti più umani e familiari, il volersi bene, il cercarsi, ridere assieme, giocare, rincorrerci per le scale e farci il solletico. Ci manca a tutti noi, quello che è accaduto vent’anni fa è molto triste, ma le cose belle che ci ha dato rimangono e nessuno le cancella".
Serena era una promessa, ma alla fine ha deciso di lasciare il ciclismo: "Andavo forte, il ciclismo mi piaceva e a 11 anni sono entrata nella Pantani Corse a Forlì, la squadra allestita dai nonni, anzi, era uno squadrone e io ho corso sino alla categoria Juniores, ma ho capito presto che questa disciplina sportiva per le donne è veramente difficile e c’erano delle cose a cui non volevo sottostare".
Lasciata la bicicletta in cantina, per Serena dopo la maturità si è aperta l’opportunità di lavorare allo Spazio Pantani: "Prima di me c’era mio fratello Denis, con cui sono stata assieme due anni, per capire come portare avanti questo impegno e anche come dare il mio contributo di idee. Il museo è sempre aperto, anche se la maggiore affluenza la vediamo nella bella stagione, quindi da maggio a settembre, quando turisti e appassionati di ciclismo vengono a visitare questo luogo unico, ma registriamo parecchi visitatori anche durante le festività natalizie".
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Le migliaia di persone che ogni anno visitano lo Spazio Pantani sono un pubblico molto eterogeneo: "Noi siamo frequentati da persone di tutte le età – prosegue Serena –, da genitori, nonni e anche da giovani e giovanissimi che non erano nemmeno nati quando lo zio correva, ma si sono innamorati e sono diventati anch’essi dei tifosi. È un bel pubblico, molti entrano in punta di piedi e manifestano un grande rispetto. Tanti sono attratti dai video e dai filmati, commentano le gesta del campione e le grandi vittorie, ma c’è anche chi si identifica con i ricordi degli anni Novanta e i personaggi dell’epoca, mentre altri ci tengono a raccontare ai figli quando Pantani li teneva incollati alla tv per vedere le tappe del Giro d’Italia e del Tour de France. Per noi vedere queste generazioni condividere le stesse emozioni, è molto gratificante".
Serena Boschetti è una presenza molto discreta e quando accoglie gli ospiti suggerisce un percorso: "Lasciamo la più ampia libertà a chi entra al museo, ma suggeriamo un ordine cronologico. Partiamo dalla prima bicicletta del 1983, una Vicini con cui lo zio correva quando aveva soltanto 13 anni e ci si doveva letteralmente arrampicare sopra perché era molto grande. Poi ci sono le maglie, i trofei davanti ai quali tutti restano a bocca aperta, a partire da quelli relativi alle vittorie al Giro d’Italia e al Tour de France del 1998; i cimeli, le fotografie e gli articoli di vent’anni di carriera, le altre biciclette e le bandane, che noi facciamo replicare perché sono tra gli oggetti che i tifosi desiderano acquistare. La cosa più curiosa? La protesi ossea che il campione ha indossato nel 1995 quando ha riportato la frattura di tibia e perone in un incidente durante una gara".
Nella vita di Marco Pantani non c’era soltanto il ciclismo e all’interno dello Spazio Pantani c’è chi si meraviglia nel vedere il "Pirata" in altre vesti: "In alcune vetrine abbiamo voluto mostrare le passioni che aveva e molti si stupiscono nel vedere Marco Pantani con la maglia del Milan, allo stadio di Cesena, in sella alla sua Harley Davidson che ha personalizzato, oppure con un’auto sportiva o mentre si diverte con gli amici ad andare a caccia e a pescare. Tanti si meravigliano perché hanno sempre e soltanto visto il campione sulla bicicletta da corsa e invece – conclude Serena Boschetti –, aveva anche altre passioni".