REDAZIONE CRONACA

Coronavirus Marche oggi, quattro morti. Crescono i contagi, scuole chiuse

Gli ultimi due sono un 76enne di Fano e un 85enne di Ancona. Scuole chiuse in tutta Italia fino al 15 marzo

Ceriscioli ha blindato le Marche con la nuova ordinanza

Ceriscioli ha blindato le Marche con la nuova ordinanza

Pesaro, 4 marzo 2020 - Le Marche contano la quarta vittima contagiata dal nuovo coronavirus e intanto i tamponi positivi sono saliti. Delle ultime due vittime si è avuto notizia in mattinata. Si tratta di un fanese di 76 anni e di un anconetano di 85. Il primo era entrato al pronto soccorso per infarto con scompenso cardiaco e insufficienza renale cronica, dializzato. L'altra vittima di Ancona, affetto da patologie pregresse, era ricoverato all'Inrca di Ancona. I casi positivi sono saliti a 84, uno dei quali per la prima volta a Fermo.

AGGIORNAMENTO Coronavirus Marche, 4 morti. I tamponi postivi salgono a 124

Nel pomeriggio di mercoledì l'annuncio del premier Conte: chiusura in tutta Italia delle scuole e delle università fino al 15 marzo: una decisione che comprende, ovviamente, anche il territorio delle Marche.

Ecco come sono distribuiti i casi in regione: 72 in provincia di Pesaro e Urbino, 9 in provincia di Ancona, 2 in provincia di Macerata e 1 in provincia di Fermo. In isolamento domiciliare risultano 501 persone, di cui 463 asintomatici e 38 con sintomi. Attualmente sono ricoverati in terapia intensiva 14 pazienti: 8 a Marche Nord, 2 a Torrette, 1 a Fermo, 1 a San Benedetto, 1 a Civitanova Marche e 1 a Urbino.

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Scuole, cinema e teatri chiusi

Sulla gestione dell’emergenza Coronavirus passa la "linea Ceriscioli". La sua si è rivelata la strategia migliore nella limitazione del contagio tanto che ieri il Ministero ha accettato di dare il via libera a nuove misure di contenimento che vietano anche alle altre quattro province marchigiane attività didattiche e manifestazioni pubbliche di qualsiasi natura fino alla mezzanotte dell’8 marzo. L’ordinanza firmata del presidente della giunta regionale delle Marche è la numero 3/2020 e ricalca praticamente quanto era stato previsto in materia di prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 nel provvedimento gemello dello scorso 1 marzo, poi sospeso dal Tar regionale dopo l’opposizione del governo.

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Nelle motivazioni, il tribunale aveva previsto però "la possibilità per il Governo e la Regione di emettere i provvedimenti consentiti dal decreto legge 6/2020". E così è stato. A distanza di pochi giorni, e dopo aver illustrato in più appuntamenti telefonici sia al ministro Speranza che ai tecnici della Protezione civile il nuovo contesto, nelle Marche si "impone l’assunzione immediata di misure di contenimento e gestione dell’evolversi della situazione". Più che convincente deve essere apparsa l’escalation dei contagi che, nell’arco di soli sette giorni, è arrivata a toccare 15 comuni in 3 province diverse.

Ci saranno limitazioni più forti, dunque, che assimilano le quattro province marchigiane al territorio di Pesaro-Urbino: stop fino all’ 8 marzo 2020 dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado. Questo vale anche per le università e le istituzioni di alta formazione, per corsi professionali e master. 

E ancora: "Stop a eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati. Resta consentito lo svolgimento degli allenamenti all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse". Vietati anche i cinema, i teatri, le feste, le discoteche e le cerimonie religiose non comuni. Saranno limitati gli accessi dei visitatori alle aree di degenza ospedaliere e nelle case di riposo. Il decreto legge sospende anche le ferie del personale sanitario e tecnico e del personale impegnato nell’unità di crisi.

Non è finita qui: divieto assoluto di trasferta dei tifosi residenti nelle regioni e nelle province per la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni e province. Libertà invece per bar, ristoranti e pub di lavorare al pubblico ma a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e con gli avventori che si possano trovare ad una distanza di almeno un metro l’un dall’altro.

Le messe sono permesse, ma a patto di mantenere una distanza di almeno un metro da un’altra persona: pregare, in alcune circostanze, non guasta.

Il provvedimento

si. spa.