Kiev, 24 febbraio 2022 - Stamattina la Russia ha attaccato l'Ucraina, operazione che Putin definisce come un "intervento militare speciale per proteggere il Donbass". A Kiev e non solo sono riecheggiate le sirene di allarme e si sono sentiti gli echi a distanza di alcune esplosioni. Forze russe sarebbero entrate in Ucraina anche dalla Bielorussia e dalla Crimea.
Ucraina: la situazione in tempo reale - Bologna, trema la comunità ucraina
La popolazione, intanto, è in fuga dalle città. ''Hanno iniziato a suonare le sirene'', racconta Loris, pensionato emiliano che da tre anni vive a Konotop nel nordest dell'Ucraina, cinquanta chilometri in linea d'area dal confine russo, in una città dove c'è una base dell'aeronautica militare ucraina e le caserme che ospitano il 36esimo battaglione dell'esercito di Kiev.
''C'è una grande mobilitazione. Grazie a Dio qui finora non hanno bombardato, ma ci sono tantissimi carri armati con i cannoni per le strade'', racconta. Le stesse strade dove si vedono ''lunghe file di persone alle farmacie, ai negozi di alimentari, ai bancomat, ai distributori di benzina''.
''Qui la gente stamattina ce l'ha con Zelensky, dice che ieri non doveva ribadire l'intenzione di aderire alla Nato. Questo ha scatenato la reazione di Putin'', spiega Loris, ricordando come qui ''molti prendono il treno ogni giorno per andare a lavorare in Russia, hanno figli e mariti lì. Non sono anti russi''.
''Sembra che Konotop e la regione di Sumy non siano nell'interesse di Putin, almeno per il momento. Ma chi può dirlo? Nessuno d'altronde si aspettava una escalation del genere'', aggiunge.
"Situazione terribile, hanno bombardato"
E' una ''situazione terribile'' quella che descrive Roberto Marcuccio, originario di Ravenna e in Ucraina da quattro anni, dove vive con la moglie e il figlio. ''Hanno bombardato anche qui a Mykolaiv'', città nel sud dell' Ucraina sul Mar Nero, ''hanno colpito l'aeroporto'', dice al telefono all'agenzia di stampa Adnkronos.
''La gente è in giro per strada con le valigie, sta cercando di scappare, invece noi italiani non sappiamo dove andare'', ci dice. Lui è ''uscito per fare approvvigionamento alimentare'', ma ''le frontiere sono chiuse e non possiamo uscire. C'è la legge marziale''. ''Noi italiani siamo bloccati, non ci hanno dato alcun canale preferenziale e nessun aiuto per lasciare l' Ucraina'', si lamenta.
L'ambasciata
In una mail inviata agli italiani residenti in Ucraina, l'ambasciata italiana rinnova l'invito ai connazionali a "lasciare immediatamente l'Ucraina con i mezzi commerciali disponibili". "Ai connazionali che dovessero decidere comunque di non lasciare il Paese - si legge -, si raccomanda di usare la massima prudenza, di assicurarsi di avere documenti di identità in corso di validità e si suggerisce, a scopo precauzionale, di valutare l'opportunità di predisporre sufficienti scorte di acqua, cibo, vestiti caldi e carburante per le auto".
La Farnesina e i numeri utili
"In considerazione degli attuali attacchi in Ucraina e della chiusura dello spazio aereo, si raccomanda ai connazionali di seguire le indicazioni delle Autorità locali". Lo sottolinea la Farnesina. "Gli spostamenti via terra all'interno e verso l'esterno del Paese con i mezzi disponibili devono essere valutati con estrema cautela, i viaggi a qualsiasi titolo nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Crimea sono sconsigliati e tutti i viaggi verso l'Ucraina sono da posticipare".
Se presenti nel Paese - è l'avviso della Farnesina- si raccomanda di registrarsi sul sito www.dovesiamonelmondo.it e scaricare la APP Unità di Crisi per i cellulari.
L'Ambasciata italiana a Kiev è operativa e raggiungibile al numero di emergenza: +380 50 310 2111; +380 91 617 49 63. L'Unità di Crisi è raggiungibile al numero +390636225.
Calcio, Roberto De Zerbi e il suo staff al sicuro
Si ferma anche il campionato di calcio ucraino: Roberto De Zerbi, tecnico italiano dello Shakthar Donetsk ex Sassuolo, e il suo staff di otto connazionali sono a Kiev, in condizioni di sicurezza in hotel. "Me ne sto in camera, è una brutta giornata -è il suo racconto -. Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che é successo col Donbass, però non mi sono mosso, perchè io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono, ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff... potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza, no, abbiamo aspettato...stanotte ci hanno svegliato le esplosioni".