Bologna, 12 luglio 2023 - La dalla Guardia di Finanza di Bologna ha smantellato un’organizzazione che aveva escogitato un sistema di fallimenti pilotati a catena. Funzionava così: sono stati aperti decine di supermercati e negozi di cosmetici – rilevati da noti marchi della grande distribuzione – poi però le società sono state depredate e avviate al fallimento. L'indagine, coordinata dalla Dda, ha portato al sequestro preventivo di beni per oltre 32 milioni e alla denuncia di 32 persone, 15 delle quali sono state arrestate, per i reati di associazione per delinquere e bancarotta.
Perquisizioni in mezza Italia
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Bologna Andrea Salvatore Romito e le perquisizioni a carico degli indagati hanno interessato mezza Italia: Bologna, Ancona, Arezzo, Barletta, Brescia, Crotone, Foggia, Lucca, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Parma, Pavia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trapani, Treviso, Udine, Venezia e Verona.
Come funzionava
Il gruppo, noto come 'banda del buco' e composto da bancarottieri italiani ritenuti 'seriali': in sostanza, ben 25 punti vendita sull’orlo del fallimento sono stati trasferiti a new-co riconducibili all'associazione. In questo modo, nessuno ha versato all'erario di 3,3 milioni di euro di tributi.
Cartiere, prosciutti e pesci
I grandi fondi così illecitamente accumulati, sono stati reinvestiti in altre iniziative imprenditoriali, tra cui l’acquisto di un prosciuttificio nel Parmense, o in altri casi trasferiti a società italiane ed estere compiacenti, sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari. Ultimamente, aveva rivolto la propria attenzione su una storica società ittica del Tarantino dotata di un consistente patrimonio, ma sovra-indebitata e in crisi di liquidità, in procinto di essere 'saccheggiata’.
Tra le società finite nel tritacarne spiccano tre cartiere formalmente con sede a Milano, amministrate da due imprenditori cinesi irreperibili che, in meno di un anno, hanno emesso fatture false nei confronti di centinaia di imprese italiane per 7 milioni di euro, e ricevuto bonifici sui propri conti aziendali per 11 milioni di euro. Le risorse finanziarie riconducibili a operazioni commerciali fittizie, una volta accreditate venivano immediatamente trasferite in Cina, al fine di monetizzare l'evasione fiscale
Supermercati e prodotti di bellezza
Le indagini hanno permesso di ricostruire che l'organizzazione nel 2020 era subentrata alla guida di un gruppo societario dell'hinterland bolognese (composto da una holding e tre srl) operante nei settori della dermocosmesi e della grande distribuzione, con 32 supermercati tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Amministrando queste società – secondo quanto ricostruito dalla Finanza – le 32 persone individuate hanno effettuato vere e proprie operazioni di sciacallaggio, provocandone dolosamente il dissesto.