Padova, 25 aprile 2022 - Epatite acuta dei bambini di origine sconosciuta: cosa sappiamo. E' prudente il virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, sulle sulle possibili spiegazioni per il fenomeno delle epatiti pediatriche su cui cominciano ad arrivare segnalazioni anche in Italia. "E' un po' presto per esprimersi", dichiara, ma forse l'indagine sulle cause dovrebbe focalizzarsi "su una possibile ragione immunitaria", qualcosa che ha a che fare con l'immunità dei bambini.
Epatite dei bambini: quando segnalare casi sospetti
"Da quello che emerge dal Regno Unito - argomenta - sembrerebbe che sia un'infezione virale da adenovirus una delle ipotesi più quotate. Ora, il perché improvvisamente l'adenovirus si assocerebbe a queste epatiti nei bambini rimane un mistero".
Fra le tesi su cui si ragiona "sembrerebbe che questi bambini si siano infettati tardi con questo virus e che di fatto siano stati in qualche modo preservati per misure di distanziamento. E' come quando un adulto si prende la varicella o il morbillo: può avere complicazioni più gravi rispetto a quando prende queste infezioni da piccolo. Potrebbe essere" nel caso in cui si confermi questa ipotesi sull'origine infettiva della patologia, "che questi bambini abbiano contratto questi virus in un momento in cui sono più suscettibili", spiega all'Adnkronos.
Epatite bambini: i casi in Emilia Romagna - Task force al Sant'Orsola di Bologna
"Faccio un altro esempio sulla poliomielite - dice Crisanti - Questa malattia in Italia aveva un'indice di trasmissione elevatissimo, succedeva quindi che quasi tutti si infettavano quando erano ancora molto piccoli. E nei bambini la polio solo raramente dà la paralisi. Viceversa negli Stati Uniti la maggior parte dei bambini non si infettava, la polio la si prendeva più spesso da grandi e negli adulti causava sempre paralisi. Di fatto era molto più grave questa patologia negli Usa che in Italia, dove nel 1915-1920 per condizioni igieniche scadenti si infettavano tutti molto precocemente".
Tornando alle epatiti, "le misure di restrizione hanno forse in qualche modo ritardato l'età, il momento in cui i bambini contraggono malattie comuni", ragiona l'esperto. Crisanti appare invece più scettico rispetto all'ipotesi di una nuova variante o virus. "Ritengo si debba esplorare maggiormente l'eventuale ragione immunitaria", conclude.
Sintomi e quanti sono i casi di epatite acuta dei bambini: il report Oms
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, i casi ufficiali di epatite dei bambini di origine non nota sono 169. L'Oms conta anche 17 trapianti e ad una vittima. Sono stati segnalati casi nel Regno Unito e Irlanda del Nord (114), Spagna (13), Israele (12), Stati Uniti d'America (9), Danimarca (6), Irlanda ( 5), Paesi Bassi (4), Italia (4), Norvegia (2), Francia (2), Romania (1) e Belgio (1).
L'ultimo report dell'Oms riporta che "l'adenovirus è un'ipotesi possibile". Infatti, sia in Gran Bretagna che in Olanda si è registrato un notevole aumento della circolazione dell'adenovirus e dai test era stato rilevato in 74 casi mentre in 19 è stata trovata un'infezione da Covid più adenovirus. Molti casi hanno riportato sintomi gastrointestinali inclusi dolore addominale, diarrea e vomito che hanno preceduto la presentazione con epatite acuta grave e livelli aumentati di enzimi epatici.
"La maggior parte dei casi non aveva la febbre. I virus comuni che causano l'epatite virale acuta (virus dell'epatite A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati in nessuno di questi casi. I viaggi internazionali o i collegamenti ad altri paesi sulla base delle informazioni attualmente disponibili non sono stati identificati come fattori" spiega l'Oms.
L'adenovirus è stato rilevato in almeno 74 casi e 18 sono stati identificati come tipo F 41. SARS-CoV-2 è stato identificato in 20 casi di quelli testati. Inoltre, 19 sono stati rilevati con una coinfezione da SARS-CoV-2 e adenovirus.
"Il Regno Unito, dove fino ad oggi è stata segnalata la maggior parte dei casi, ha recentemente osservato un aumento significativo delle infezioni da adenovirus nella comunità (in particolare rilevate nei campioni fecali nei bambini) a seguito di bassi livelli di circolazione all'inizio della pandemia di Covid 19.
I Paesi Bassi hanno anche riferito di una concomitante crescente circolazione di adenovirus nella comunità. Tuttavia, a causa del miglioramento dei test di laboratorio per l'adenovirus, questo potrebbe rappresentare l'identificazione di un raro esito esistente che si verifica a livelli non rilevati in precedenza che ora viene riconosciuto a causa dell'aumento dei test" conclude l'Organizzazione Mondiale della Sanità.