Bologna, 26 aprile 2022 - Allarme epatite acuta che sembra stia colpendo alcuni bambini anche in Italia: con una circolare trasmessa alle Regioni, il ministero della Salute, a firma del direttore generale Prevenzione sanitaria, Giovanni Rezza, ha sollecitato “la segnalazione di ogni eventuale caso di epatite acuta che risponda alla definizione di caso”, definizione provvisoria basata sulle prime indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.
I casi confermati nel nostro Paese sono 3, una decina, invece, le segnalazioni. Nel mondo, invece, sarebbero circa 190 e circa 40 nell'Ue/Spazio economico europeo, secondo l'aggiornamento fornito da Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
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Si è accertato che non ci sono legami con il Covid e si è notato invece che i bambini "sono infetti da un adenovirus, simile a quello del raffreddore, ma che in alcuni casi di immunodepressione può portare all'epatite", spiega Annamaria Staiano, professoressa di Pediatria a Napoli e presidente della Società italiana di pediatria, in una intervista a La Stampa.
Si presenta come un problema gastroenterologico, "con dolori addominali, diarrea, vomito e nessuna febbre" e si distingue dalle altre forme per la durata: "va oltre le due settimane. Nelle forme più gravi poi c'è l'ittero, ovvero la colorazione gialla della pelle e del bianco degli occhi. Conta molto infine l'esame delle transaminasi, gli enzimi prodotti dal fegato che segnalano un danno epatico".
Nel caso in cui i sintomi durassero oltre una settimana, i genitori "dovrebbero far visitare il bambino dal pediatra. Nel caso dell'ittero, invece, devono portarlo subito al pronto soccorso. È anche importante osservare il quadro generale, ovvero se oltre ai sintomi ci sia una marcata debolezza. L'evoluzione è rapida e progressiva e in alcuni casi si presenta la necessità del trapianto di fegato. Nelle situazioni più semplici bastano idratazione e antivirali".
Nel documento del Ministero, vengono elencate sia le caratteristiche del caso da classificare come "confermato", sia quelle del paziente da ritenere come "caso possibile" e "caso correlato epidemiologicamente".
Queste definizioni, si spiega nella circolare, saranno aggiornate sulla base delle indicazioni dell'Oms. E "sia il numero che la classificazione dei casi potrà cambiare in conseguenza di nuove segnalazioni, nuovi accertamenti diagnostici, o modifiche nella definizione di caso".
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Quando un caso è considerato “confermato”
Un'età corrispondente a 10 anni o al di sotto, un'epatite acuta, un test negativo per i virus dell'epatite A, B, C, D, E, e valori molto alterati degli enzimi – più precisamente gli specifici enzimi, "aspartato aminotransferasi (AstST) o alanina aminotransferasi (ALT), superiore a 500 U/L - che segnalano una sofferenza del fegato.
E' l'identikit che deve accendere un campanello d'allarme nei genitori, perché, se queste caratteristiche si riscontrassero in un paziente arrivato all'attenzione dei medici dal primo gennaio 2022, ci si potrebbe trovare davanti a un caso confermato di "epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica" come quelli su cui si sono accesi i riflettori internazionali in questi giorni per gli allarmi diramati dopo insoliti picchi registrati in alcuni Paesi, come l'Inghilterra.
Quando un caso è considerato “possibile”
Rientra invece nella fattispecie di "caso possibile" il paziente di "età compresa tra 11-16 anni, che presenta un'epatite acuta (con test negativo ai virus epatici A, B, C, D, E)" e con gli stessi picchi nei valori che indicano sofferenza epatica, sempre da gennaio 2022.
Quando un caso è “correlato epidemiologicamente"
C'è poi il "caso correlato epidemiologicamente", che corrisponde all'identikit di un paziente di qualsiasi età con i criteri di epatite acuta delle fattispecie precedenti e "contatto stretto di un caso confermato, dal primo gennaio 2022".