Bologna, 27 marzo 2023 – Se fino a qualche tempo fa consideravamo normale il dolore legato al ciclo mestruale, oggi le consapevolezze a riguardo si stanno rafforzando e: no, non è normale che faccia male.
L’Emilia Romagna ha lanciato l’omonima campagna di sensibilizzazione sull’endometriosi, in occasione della Giornata mondiale che ricade il 28 marzo. L’endometriosi, patologia ginecologica che provoca dolori lancinanti, stanchezza e nei peggiori dei casi infertilità nella donna è una malattia che merita di svestirsi del suo mantello dell’invisibilità ed essere ascoltata, riconosciuta e curata.
Che cos’è l’endometriosi
L’endometriosi è una malattia ginecologica cronica tipica dell’età fertile e causata dalla presenza di tessuto endometriale ectopico, ossia fuori posto. Il suo nome deriva infatti da questa mucosa, l’endometrio, che ricopre la cavità interna dell’utero e che normalmente cresce, si sfalda e viene espulso con le mestruazioni.
Diversamente, l’endometriosi è la presenza di porzioni di endometrio all’esterno dell’utero. A differenza di un endometrio-normale, dunque, questo tessuto endometriale ectopico ha la capacità di aderire alle strutture extrauterine: ovaio, tube, peritoneo, intestino, vescica, nervo sciatico o polmone; ed è qui che viene a svilupparsi l’endometriosi.
Tutto questo provoca nella persona affetta dolori lancinanti, fitte al basso ventre, stanchezza cronica, disturbi del sonno, ansia e depressione e nei peggiori dei casi può portare all’infertilità.
L'endometriosi è inserita nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati (“moderato o III grado” e “grave o IV grado") riconoscendo a queste pazienti il diritto a usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo.
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I numeri
Si stima che 1 donna su 10 in età fertile sia affetta da endometriosi.
In Italia ne sono affette il 10-15% delle donne in età riproduttiva; ma in generale, la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. Le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni.
Ad ogni modo, i dati epidemiologici relativi all’endometriosi sono discordanti e imprecisi, in quanto è una patologia ancora oggi sotto-diagnosticata.
Una malattia invalidante, spesso invisibile
Essendo una patologia ginecologica benigna è spesso sottovalutata; al contempo, essendo molto intima viene anche taciuta. Ma non per questo si può considerare l’endometriosi meno insidiosa o invalidante di altre patologie.
Sin dalla più giovane età è infatti molto importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti.
Le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi, inoltre, hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore.
Le conseguenze
L’endometriosi è causa di sub-fertilità o infertilità (30-40% dei casi) e l’impatto della malattia è alto ed è connesso alla riduzione della qualità della vita e ai costi diretti e indiretti. Una pronta diagnosi e un trattamento tempestivo possono migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità.
Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d'età più basse. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna.
Come riconoscerla: i sintomi
I principali sintomi di endometriosi sono:
- dolore durante la mestruazione (dismenorrea)
- dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia)
- dolore al basso ventre presente tutti i giorni del mese o quasi, a prescindere dalle mestruazioni (dolore pelvico cronico)
- dolore alla minzione (disuria)
- dolore alla defecazione (dischezia)
Altri sintomi che si possono associare ai precedenti in una donna con endometriosi sono: sensazione di stanchezza e di affaticabilità, ridotta tolleranza allo sforzo fisico ed eventualmente dolore alla schiena o alle gambe.
Ad ogni modo, il sintomo più frequente è il dolore pelvico durante il ciclo mestruale a cui può associarsi l’infertilità nel 25-50% dei casi. Per questa ragione è importante parlarne con un medico, qualora i sintomi comparissero, e diagnosticare precocemente la malattia.
La diagnosi
L’ipotesi di endometriosi parte sempre dalla valutazione della storia clinica della paziente e la visita specialistica prevede prima di tutto un’accurata anamnesi, che indaghi l‘aspetto riproduttivo e il dolore della paziente, la sua intensità e localizzazione. Se in famiglia esiste già qualcuno con la patologia diagnosticata è opportuno farlo presente al medico perché ne aumenta il rischio.
La visita ginecologica di una donna con sospetto di endometriosi deve comprendere un’ecografia pelvica con un esperto, il quale valuterà eventualmente la necessità di esami di secondo livello, come ad esempio la risonanza magnetica nucleare o la colonscopia.
Trattamento dell’endometriosi
Lo scopo nella terapia dell’endometriosi è migliorare i sintomi, prevenire recidive e rallentare la progressione della malattia. Le due principali problematiche che gravano sulle pazienti con endometriosi sono il dolore e l’infertilità. Per questo motivo, qualsiasi trattamento proposto dovrebbe esser individualizzato tenendo conto di fattori come l’età, il desiderio di gravidanza, la tollerabilità̀ della terapia proposta, la severità del quadro clinico e sintomatologico e l’estensione della malattia.
Cura farmacologica
La prima linea di trattamento del dolore è la terapia medica ormonale, che può avere diverse vie di somministrazione: orale ovvero la pillola (progestinica o estro-progestinica), locale (anello vaginale, spirale intrauterina, impianto sottocutaneo o cerotto transdermico).
In casi selezionati come terapia di seconda scelta e solo per brevi periodi di tempo, ci si può avvalere dell’utilizzo degli analoghi del GnRH, farmaci che inducono una menopausa transitoria, reversibile alla sospensione del farmaco.
Ad oggi, sono in corso diversi studi con composti che, pur inibendo la stimolazione ovarica come gli analoghi del GnRH, creano meno effetti collaterali.
Terapia chirurgica
La terapia chirurgica riguarda i casi più complicati. Essa viene riservata alle pazienti in cui non si riesce ad ottenere un controllo della sintomatologia dolorosa con la terapia medica, oppure nei casi in cui questa sia controindicata o rifiutata dalla paziente.
La chirurgia diviene fondamentale nei casi di severo danno d’organo e diagnosi ecografica dubbia, e può rappresentare uno step all’interno del percorso diagnostico-terapeutico della coppia infertile. L’approccio chirurgico è quello laparoscopico, poiché mininvasivo e consente una ripresa post-operatoria più rapida e gravata da minor dolore post-operatorio.