Bologns, 12 gennaio 2021 - Primus inter pares, Bonaccini si fa portavoce dello sbigottimento di tanti cittadini che assistono alla possibile crisi di governo e la giudicano – per lo meno – inopportuna. “Mi pare - scandisce intervistato a Tagadà su La7 - che oggi ci sia nell'interesse generale più importante il Paese, e che ci sia un Governo che dia risposte non a partiti o a Bonaccini, ma a chi rischia di perdere lavoro, alle attività economiche chiuse”.
Bollettino dell'Emilia Romagna, dati Covid del 12 gennaio - Coronavirus Italia: il bollettino Covid di oggi 12 gennaio. Contagi regione per regione
Intanto, passano le ore e si avvicina il momento della verità del Governo Conte: alle 21,30 è previsto il Consiglio dei Ministri che varerà il Recovery Plan, poi Matteo Renzi e Italia Viva potrebbero ritirare dall'esecutivo i 'suoi' ministri Elena Bonetti (con delega alla Famiglia) e Teresa Bellanova (Politiche agricole). Se ciò dovesse accadere, Conte ha messo in campo una contro-minaccia, facendo sapere di non essere disposto a un nuovo governo che comprenda il partito di Renzi e chiudendo quindi (almeno a quello che appare) le porte a un Conte Ter.
Bonaccini non la manda a dire: “Aprire una crisi al buio con la terza ondata di una pandemia mondiale non possibile ma certa, e dall'altra il Recovery fund da dover gestire" sarebbe un errore grave – assicura -. Non mi permetto di giudicare questo o quello, ma dico: si trovino le ragioni per uscire prima possibile e avere un Governo che possa dare risposte non ai singoli partiti, visto che del futuro dei leader non frega niente a nessuno, ma alle imprese ai lavoratori e alle famiglie italiane".
"Non so cosa succederà – contnua, parlando della crisi - in un momento particolarmente complicato per il Paese e nel momento in cui nelle prossime settimane il Recovery plan deve essere consegnato all'Europa". Una ricetta, Bonaccini ce l'ha e l'ha sperimentata sulla sua pelle, durante il primo mandato alla guida della Regione: "Ci chiudevamo in una stanza, stavamo magari chiusi due giorni e due notti, si urlava educatamente ma pretendevo che si uscisse di lì con una posizione comune, nell'interesse dei cittadini dell'Emilia-Romagna. Vorrei che ci si comportasse così anche verso l'Italia".
Bonaccini, in questi giorni, si è battuto perché il nuovo indice che si basa sull'incidenza non venisse inserito tra i parametri che fanno scattare la zona rossa: secondo questa ipotesi, che ora è tramontata, se si superano i 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti scatta il lockdown più severo. E ha così sventato - almeno sulla base di questo parametro che è stato stralciato - un quasi certo passaggio dell'Emilia Romagna a zona rossa.
"Quella proposta non è stata sostenuta dal ministro della Salute in primis. Si rischia di penalizzare chi fa più tamponi – annuncia, soddisfatto, ai microfon di La7 -. Questa ipotesi non è sul tavolo". Già nei giorni scorsi, Bonaccini aveva promesso battaglia sia come presidente della Regione Emilia-Romagna, sia come guida della Confernza delle Regioni, l'organo che si interfaccia con il Governo nella condivisioni delle misure per la gestione della crisi sanitaria. Bonaccini ha anche confermato giovedì mattina ci sarà un nuovo e decisovo incontro tra governo e presidenti di Regione per definire i contenuti del prossimo Dpcm che regolerà le misure pandemiche dopo il 15 gennaio.
C'è però un'altra ipotesi sul tavolo che non piace al presidente Bonaccini: lo stop all'asporto dai bar dopo le 18 anche in zona arancione. "Non la trovo molto confacente. Personalmente - sottolinea a Tagadà - ritengo che rischi di colpire un settore già particolarmente colpito e che non dia grande 'soddisfazione'. Semmai il tema vero è quello dei controlli, che bisogna intensificare per verificare che le persone rispettino le norme". Quella misura, insomma, "io sarei per non metterla. Ha invece trovato largo consenso tra i presidenti il divieto di spostamento tra Regioni" anche in zona gilla, dice ancora il governatore. Ancora in piedi anche l'ipotesi di una zona arancione 'nazionale' dei weekend, con bar e ristoranti chiusi anche a pranzo.