Padova, 7 aprile 2021 - “Ma ha idea di quanti casi fatali di trombosi venosa profonda si verificano ogni anno per i viaggi in aereo? Cinque su 10mila, 500 su un milione, ovvero 500 volte in più degli eventi avversi di AstraZeneca. E per questo non andiamo più in aereo?”. Non poteva essere più chiaro Andrea Crisanti nell'intervista rilasciata oggi al Quotidiano Nazionale.
“Noi italiani dobbiamo metterci in testa che senza AstraZeneca non ne usciamo più – ha detto il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino - . Se si sospende la somministrazione, è la fine: serve un altro anno e mezzo per la campagna. Questo vaccino è stato autorizzato con una procedura emergenziale, che comporta dei rischi”. E ancora: “Io avevo sostenuto che senza dati pubblici non mi sarei fidato, ma ora che gli studi sono disponibili posso dire che è uno dei vaccini più sicuri che esistano”.
Stamattina a Sky Tg24 rincara la dose: i Paesi che hanno bloccato la somministrazione del vaccino AstraZeneca "rispondono alle sensibilità, le percezioni e i sentimenti dei loro elettori. Ad esempio Germania, Paesi Bassi e Usa hanno una percentuale di persone contrarie ai vaccini estremamente elevata, in questi Paesi c'è anche tutta una storia di contenziosi sui vaccini, molto probabilmente non vogliono correre nessun rischio su questo. È una decisione politica, non ancora suffragata da dati scientifici".
A proposito di decisioni politiche, c'è la questione della scelta sulle categorie da vaccinare prima delle altre. Crisanti non ci gira intorno: “Gli attuali numeri dei decessi per Covid-19 sono anche il frutto delle scelte di priorità per le vaccinazioni date ad alcune categorie di persone”. “La disponibilità dei vaccini è destinata a risolversi come problema nel futuro prossimo - dice - Il fatto che siano state privilegiate categorie che non erano vulnerabili o nelle fasce degli anziani è responsabile dell'elevata mortalità che vediamo adesso. I 400 morti al giorno sono il risultato di vaccinazioni non fatte un mese fa. Se invece di fare avvocati e amici avessimo fatto le persone giuste, probabilmente avremmo avuto meno decessi”.
Parlando delle eventuali riaperture di alcune attività dal prossimo 20 aprile, Crisanti sottolinea: “Ce lo dirà il virus con i livelli di occupazione delle terapie intensive”. “Non penso che al momento attuale i test che facciamo riflettano il livello di trasmissione, abbiamo ancora troppe terapie intensive occupate e troppi morti”, aggiunge. E poi precisa: E' chiaro che bisogna cogliere qualsiasi opportunità che ci permetta di aprire, perché la qualità della vita degli italiani è terribile e non è che il Paese può restare immobile per mesi e mesi”.
Oggi, intanto, riaprono le scuole in presenza anche in zona rossa (fino alla prima media). “Fare i test a tutti o non farli a nessuno sono due facce della stessa medaglia, di una totale incapacità di affrontare il problema – pensa Crisanti -. Il problema è capire che cosa succede in una struttura". "Le scuole - avverte - non sono tutte uguali, ci sono scuole che sono state costruite in epoche diverse, che hanno un numero di studenti diverso, scuole di quartiere e scuole che attraggono ragazzi da molti Comuni. La pendolarità è un rischio gravissimo. La necessità di prendere trasporti, la densità: non è stata fatta nessuna analisi per capire dove sta il rischio. Che senso ha testarli tutti? Bisogna fare campionamenti su diversi tipi di scuola e capire che succede".
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