Cartellino rosso per Manolo Portanova. Decine di femministe sono scese in piazza a Reggio Emilia per esprimere la loro contrarietà all’ingaggio del calciatore, condannato per violenza sessuale di gruppo in primo grado, da parte della Reggiana. ’Stupratori in campo non ne vogliamo’, è stato il titolo del sit-in di protesta inscenato in piazza Prampolini dalle militanti di ’Non una di meno’, tutte ’armate’ di cartellino rosso a voler plasticamente mettere fuori gioco il calciatore al centro della campagna acquisti della squadra locale. Indignazione e rabbia. Tante anche le reazioni politiche contro Portanova che, salvo sorprese, dovrebbe così giocare in serie B, nonostante la condanna a sei anni con rito abbreviato. Posizione equilibrata quella del Comune ("Rispettiamo la presunzione d’innocenza, ma comprendiamo le reazioni negative"). Più netta, invece, la parlamentare reggiana Pd Ilenia Malavasi: "Non è una condanna definitiva, ma è un precedente al quale porre grande attenzione senza giustificazioni di sorta". Tranchant i giudizi della Cgil reggiana che parla di "scelta poco opportuna".
Roma, 22 luglio 2023 – “Ci sono cose che non possono e non debbono essere trattate con leggerezza. E questa considerazione banale deve valere per tutti, proprio per tutti". Dino Zoff è una icona del calcio italiano. Ha difeso la porta del Napoli, ha vinto scudetti con la Juventus, ha alzato la Coppa del Mondo come capitano della Nazionale di Bearzot nel 1982, è stato commissario tecnico degli azzurri. Soprattutto, per il caso che qui ci interessa, ha ricoperto il ruolo di presidente di un club prestigioso come la Lazio, avendo lui l’ultima parola sugli acquisti della società.
Caro Zoff, lei, fosse stato il presidente della Reggiana, avrebbe avvallato l’ingaggio di Manolo Portanova, calciatore condannato in primo grado a sei anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo? Nella città emiliana non sono mancate lamentele e proteste, ma anche iniziative a favore del giocatore.
"Eh, qui dobbiamo fare una doppia premessa".
Facciamola.
"Non è mai banale ricordare a noi stessi che la Costituzione sancisce che fino a sentenza definitiva va rispettata la presunzione di innocenza. Talvolta può essere difficile comprenderlo, ma è un caposaldo del diritto".
E fin qui ci siamo.
"Voglio dire, sommessamente, che un principio così importante vale per un ministro come per un impiegato, per un operaio come un calciatore. Io ho più di ottant’anni, ho appena fatto la protesi all’anca per dire che ho una età e insomma ne ho viste tante, c’è gente condannata in primo grado che è stata riabilitata con tante scuse in appello".
Detto questo…
"Detto questo, ovviamente segnalando che del caso specifico nulla so, arrivo alla seconda premessa".
Prego.
"Si pone un tema di sensibilità sociale, se posso utilizzare espressioni che appartengono a mondi diversi dal mio".
Tradotto?
"A me sta a cuore, da uomo di sport, ribadire un concetto che talvolta passa in cavalleria. Non mi riferisco a Portanova, come ho detto nulla so di lui e gli auguro di essere riconosciuto innocente nelle prossime fasi processuali".
E allora?
"Allora, quello che non può essere accettato, in nessun modo, è che l’opportunità di ingaggiare questo o quel calciatore dipenda esclusivamente dal rendimento in campo. Uno può anche essere Buffon in porta o Messi in attacco, ma se viene dimostrato che ha violato la legge per reati gravi deve essere messo da parte. È una questione di rispetto, di sensibilità nei confronti del cittadino. Se uno è un assassino, non è che può andarsene libero in area di rigore, eh".
Nessuna impunità.
"Esattamente. Naturalmente sempre rammentando a noi stessi il valore assoluto della presunzione di innocenza".
Ma lei da presidente Portanova lo avrebbe tesserato o no?
"Ci avrei pensato su a lungo. E ci avrei pensato ancora".