ANTONIO DEL PRETE
Cronaca

Colori regioni: oggi funzionano le zone anti Covid? Ecco perché il sistema si è inceppato

Zona arancione, gialla e rossa con andata e ritorno: gli effetti delle restrizioni. Il caso dell’Emilia Romagna è emblematico

Emilia Romagna, gli effetti dei colori sui contagi

Bologna, 23 febbraio 2021 – Strega comanda colore… rosso! Bei tempi, quelli, quando bisognava correre verso l’obiettivo cromatico senza lasciarsi acciuffare. Oggi i colori che contano sono quelli delle regioni, a dettare legge non è la strega, bensì il Governo; e più che scendere in strada a giocare, ci raccomandano di stare in casa. A difenderci dal Covid. Non è un gioco, tutt’altro. Le regole sono ancora più stringenti, l’obiettivo è far calare i contagi.

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E la divisione dell’Italia in zone fino a un certo punto ha funzionato, poi il meccanismo si è inceppato. Tanto che i governatori chiedono a gran voce di rivedere il sistema. Il presidente dell’Emilia Romagna nonché della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha proposto di istituire una zona arancione nazionale, “magari un arancione scuro”, con norme più restrittive laddove si accendono focolai; fermando così la giostra del cambio dei colori (qui come funziona il sistema).

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Col passare del tempo il verdetto settimanale della cabina di regìa, infatti, è diventato un appuntamento ansiogeno, soprattutto per le categorie che dalla conseguente ordinanza del ministro della Salute scoprono se di lì a poche ore devono abbassare le saracinesche. E il saltare di una regione dalla zona rossa all’arancione o da quest’ultima alla gialla ha finito per creare confusione. Per un po’, però, i risultati sono arrivati. Almeno fino a poche settimane fa.

Da questo punto di vista, il caso dell’Emilia Romagna è emblematico. In giallo dal 6 novembre, la regione diventa arancione il 15 dello stesso mese. L’effetto della stretta, stando a quanto sostengono gli esperti e il ministro Speranza, dovrebbe cominciare a vedersi dopo due settimane. Teniamolo a mente, è la cartina di tornasole. Ebbene, il monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità che prende in esame la settimana 30 novembre-6 dicembre registra effettivamente un calo dei contagi, che scendono da 11.887 a 11.425. Migliorano anche l’incidenza (da 266,1 a 255,76 casi settimanali ogni 100mila abitanti) e l’indice Rt (da 0,99 a 0,88). Le restrizioni arancioni restano in vigore fino al 6 dicembre, producendo quindi fino al 20 i loro effetti. Effetti benefici sulla curva pandemica. Il monitoraggio del 7-13 dicembre vede i casi di Covid in picchiata: 9.527 (incidenza 213,27 e Rt a 0,84). Sono ancora meno quelli segnalati tra il 14 e il 20: 8.702 (incidenza a 194,8 e Rt a 0,88).

I tempi sono maturi per tornare in giallo, quindi al bar e al ristorante, almeno a pranzo. E riaprono le frontiere tra i comuni e le regioni. Cosa succede dopo due settimane di misure più blande? Dal 21 al 27 dicembre calano i contagi (8.254), ma l’indice Rt sale a 0,96, per poi superare l’1 nei due monitoraggi successivi. I casi settimanali di Covid balzano prima a quota 10.830 (incidenza 242,44 e Rt 1,07) e poi, tra il 4 e il 10 gennaio, a 12.715 (incidenza 284,64 e Rt 1,12). Sono i risultati dello shopping che ha preceduto il Natale, si dice. Sotto le feste, invece, scatta la zona rossa nazionale (dal 24 al 27 dicembre e dall’1 al 6 gennaio, con la parentesi del 4), interrotta solo da qualche giorno di arancione. La febbre da Coronavirus si abbassa: dall’11 al 24 gennaio, infatti, i contagi settimanali calano prima a 9.051, poi a 7.650 (l’incidenza a 171,37 e l’Rt a 0,84). Il report dell’Iss successivo conferma il trend.

Trascorsa l’Epifania, l’Emilia Romagna resta in arancione fino al 1° febbraio, un arancione più scuro di quello del 2020 perché nel frattempo il Governo ha vietato gli spostamenti tra regioni anche con questo regime di restrizioni. Eppure, non basta. La cenere, bollettini quotidiani alla mano, sembra più fredda: il 17 gennaio ripartono le lezioni in presenza alle superiori, seppure al 50%; sotto, però, la brace arde, e le vampate, come sappiamo, si sentono 14 giorni dopo. Il rapporto dell’1-7 febbraio conta 8.152 nuovi positivi (incidenza 182,61 e Rt 0,95); quello della settimana 8-14 febbraio 8.592 con un’incidenza di 192,47 casi ogni 100mila abitanti e un indice Rt che torna sopra 1: 1,05 per essere precisi.

La stretta arancione gira a vuoto, la vite è slabbrata. L’indice Rt torna a salire anche a livello nazionale. Colpa dell’entrata in scena delle varianti del Sars-Cov-2, sostengono gli esperti. Il virus 2.0 corre veloce, è più contagioso. “È come se il sistema frenante dei colori delle regioni abbia incontrato una macchia d’olio che sono le varianti e ora scivoliamo più in fretta”, spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Forse è giunto il momento, perlomeno, di cambiare le pasticche dei freni.

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