Bologna, 14 gennaio 2021 - Il cavalcare dilagante della variante Omicron - ormai largamente predominante in Italia e che, stando a Gianni Rezzan "può determinare una congestione delle strutture ospedaliere" - con l'aumento vertiginoso dei contagi e la pressione sugli ospedali sempre più preoccupante fa sì che le regioni italiane si trovino ad affrontare repentinamente un cambio di colore del proprio territorio. Ma per chi ha il Super green pass (che viene rilasciato dopo la vaccinazione o la guarigione) lo spettro di attività da poter fare è comunque ampio.
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Il cambio ufficiale riguarda in realtà solo due regioni: nel pomeriggio il ministro Roberto Speranza ha firmato l'ordinanza che porterà la Valle d'Aosta in arancione e la Campania in zona gialla.
Incidenza alle stelle: quasi 2mila
L'Emilia Romagna ha parametri ancora abbastanza stabili, ma non si muove per ora dalla zona gialla, mentre le Marche, pur vicine alla zona arancione, schivano il peggioramento grazie ai reparti non critici ancora sotto la soglia di allerta (30%). Anche il Veneto riesce per un soffio a non passare in zona arancione, come aveva anticipato il Governatore, Luca Zaia. Confermato invece il passaggio dal giallo all'arancione della Valle d'Aosta, mentre la Campania dalla zona bianca è passata bianco al giallo.
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Zona gialla e zona arancione: i parametri
Per le regioni che sono in zona bianca, il passaggio di colore avviene quando si realizzano contemporaneamente tre parametri: l'incidenza supera i 50 casi ogni 100mila abitanti, i pazienti Covid in terapia intensiva superano il 10% e i pazienti Covid nei reparti non critici superano il 15%. Per chi è invece in zona gialla, il passaggio in arancione si concretizza quando l'incidenza è pari a 150 casi ogni 100mila abitanti, le terapie intensive sono occupate al 20% e i reparti ordinari al 30%.
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Bonaccini: "Superare il sistema dei colori"
Il sistema dei colori però, già da qualche tempo, sta suscitando perplessità nel mondo politico. Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini si è detto infatti favorevole a un cambiamento. "Questo tema dei colori bisognerebbe superarlo", ha detto a La7. "Alcuni credono che quando si cambia colore, si torni a chiusure e restrizioni come in passato. Ma andare in giallo, per chi è vaccinato non cambia nulla, se non che al ristorante ti siedi in tavoli da quattro e non da sei. Anche l'arancione non ha tutte queste gran restrizioni", osserva il governatore.
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Gimbe: rischioso cambiare i criteri
"Il nuovo sistema per rendicontare i pazienti ricoverati per Covid richiesto dalle Regioni prevede una 'contabilizzazione' separata tra pazienti ospedalizzati per Covid e pazienti ricoverati per altre patologie, con infezione da Sars-CoV-2 ma asintomatici. La Fondazione Gimbe sottolinea che tale proposta, oltre a sottostimare il reale sovraccarico degli ospedali, aumenta l'impatto organizzativo e il carico di lavoro degli operatori sanitari e presenta numerosi rischi", dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Innanzitutto - spiega - la proposta è inadeguata per ragioni cliniche: considerato che la Covid è una malattia multisistemica che colpisce vari organi e apparati, definire lo status di "asintomatico" è molto complesso, specialmente nei pazienti anziani con patologie multiple; inoltre, la positività può peggiorare la prognosi di pazienti ricoverati per altre motivazioni, anche in relazione all'evoluzione della patologia o condizione che ha motivato il ricovero e alle procedure diagnostico-terapeutiche attuate. In secondo luogo, è inapplicabile per ragioni organizzative: la gestione di tutti i pazienti positivi al Covid, indipendentemente dalla presenza di sintomi, richiede personale, procedure e spazi dedicati, oltre alla sanificazione degli ambienti. Di conseguenza, risulta molto difficile immaginare la gestione degli "asintomatici" senza risorse aggiuntive, in particolare locali e personale. Infine, ha rilevanti risvolti medico-legali: la responsabilità di assegnare il paziente ricoverato a una delle due categorie, con tutte le difficoltà e le discrezionalità del caso, è affidata al personale medico e alle aziende sanitarie, su cui ricadrebbero i rischi.
"Visto che l'obiettivo delle Regioni - conclude Cartabellotta - è chiaramente solo quello di ridurre la percentuale di occupazione in area medica per evitare il passaggio alla zona arancione o addirittura a quella rossa, allora tanto vale eliminare il sistema dei colori, lasciando ad ogni Regione le proprie responsabilità, sull'entità del sovraccarico ospedaliero e sui ritardi alle cure nei pazienti non Covid".
Covid: 13 regioni a rischio alto
Dai dati del monitoraggio Iss sono "13 le Regioni e province autonome classificate a rischio alto, di cui 3 a causa dell'impossibilità di valutazione, 8 Regioni e province risultano classificate a rischio moderato. Tra queste, cinque Regioni sono ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Quasi tutte le Regioni e province riportano almeno una singola allerta di resilienza. Dieci Regioni e province riportano molteplici allerte di resilienza".
Covid: incidenza e indice Rt
Secondo il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità la Valle d'Aosta registra questa settimana l'incidenza più alta di casi Covid-19, toccando il valore di 3087,3 casi per 100mila abitanti. Seguono la Liguria con un valore di 2845,7 casi per 100mila, e l'Emilia Romagna che registra 2783,7 casi per 100mila. Anche l'incidenza a livello nazionale "continua ad aumentare: 1.988 ogni 100.000 abitanti (7-13 gennaio) contro 1.669 ogni 100.000 abitanti (31 dicembre 2021-6 gennaio 2022),
Sempre secondo ciò che ha evidenziato l'Iss, è in crescita anche l'indice Rt nazionale: "Nel periodo 22 dicembre 2021- 4 gennaio 2022, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,56, in ulteriore aumento rispetto alla settimana precedente e ben al di sopra della soglia epidemica. É in leggera diminuzione invece l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt 1,2 (1,18-1,22) al 4 gennaio contro Rt 1,3 (1,27-1,32) al 28 dicembre 2021", precisa l' Iss.
Ricoveri
Dal monitoraggio emerge anche che "il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 17,5% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 13 gennaio) contro il 15,4% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 06 gennaio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 27,1% (rilevazione del ministero della Salute al 13 gennaio) contro il 21,6% (rilevazione del ministero al 6 gennaio)".
Per ciò che riguarda i ricoveri dei pazienti Covid nelle terapie intensive, le Marche questa settimana registrano i dati più preoccupanti coi valori più alti di occupazione che sono al 28,2% superando così la soglia di allerta del 20%, che porta in zona arancione, Oltre alle Marche, situazione pessima nella Provincia autonoma di Trento (al 27,8%) e in Friuli Venezia Giulia (al 23,4%). Invece, i valori più alti di occupazione per pazienti Covid nei reparti di area non critica si registrano questa settimana in Valle d'Aosta (al 53,5% rispetto alla soglia di allerta fissata al 10%), Calabria (al 38,7%) e Liguria (al 37,3%).
Iss: "Raddoppia il numero di casi non associati a catene di trasmissione"
Il report dell'Istituto superiore di Sanità riporta anche che "raddoppia il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (649.489 contro 309.903 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti è in forte diminuzione (13% contro 16% la scorsa settimana). È in diminuzione anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% contro 50%) ed aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (39% contro 34%)".