MARIO BOVENZI
Cronaca

Clima ‘tropicale’ e rischi: "I focolai di alcune febbri si sviluppano anche qui, bisogna stare in guardia"

Marco Libanore, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive di Ferrara. La struttura è in testa alla classifica in Italia per lo studio delle ’Fuo’

Ferrara, 1 luglio 2024 – “L’inverno, lei l’ha visto?", chiede Marco Libanore, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive dell’azienda ospedaliero-Universitaria di Ferrara, unità al vertice della classifica italiana dei centri clinici di ricerca nello studio delle febbri di origine ignota. La struttura è nel terzetto di testa con Bologna e Trieste.

Marco Libanore, direttore dell’Unità di malattie infettive a Cona. La struttura è stata premiata per lo studio di febbri di origine ignota
Marco Libanore, direttore dell’Unità di malattie infettive a Cona. La struttura è stata premiata per lo studio di febbri di origine ignota

Cosa intende dire?

"Il clima è sconvolto, le stagioni fredde sono scomparse o comunque sono ridotte ai minimi termini. Parliamo di pochi giorni. Siamo davanti a quella che possiamo definire una tropicalizzazione del clima. E il medico deve tenere conto di questo, allargare il suo orizzonte diagnostico anche a quella parte del mondo che si trova sotto l’equatore. Chi fa il nostro lavoro è tenuto ad allargare gli orizzonti, proprio per riuscire ad intervenire in tempo. E quindi a curare il paziente"

Clima che cambia, malattie che si presentano alla porta dell’Italia e della nostra provincia. Come le febbri, appunto. Voi proprio per questo siete stati premiati, nel corso del congresso a Rimini, per lo studio delle febbri di origine ignota (Fuo). Tra le motivazioni, il costante impegno, il numero di pazienti e la qualità dei dati raccolti. Di che febbri parliamo?

"Le Fuo sono quelle forme di iperpiressia che persistono da almeno tre settimane e che non trovano una spiegazione dopo aver effettuato i principali accertamenti diagnostici strumentali e di laboratorio. Esse necessitano quindi, per essere definite e inquadrate, di un preciso percorso gestionale, basato anche sull’impiego di sofisticate indagini di medicina nucleare, come la tac-pet, oppure su innovative diagnostiche di laboratorio come la polymerase chain reaction".

Non solo la tecnologia, come si affrontano?

"Alcuni di queste febbri possono essere contratte in paesi lontani. Il medico deve sempre chiedere al paziente, quando si trova davanti casi del genere, se ha fatto un viaggio e dove. Le aree sono quelle dell’Africa e dell’America centro meridionale. Se il paziente è stato in quei posti una febbre anche leggera che permane deve far suonare il campanello d’allarme"

Che fare?

"Sbagliato somministrare magari una tachipirina in attesa che passi. Bisogna fare controlli"

I rischi?

"Non sono pochi. Stiamo parlando in alcuni casi di arbovirosi, malattie che vengono trasmesse dagli insetti. C’è un lungo elenco. Tra queste Chikungunya, Dengue, Zika, West Nile. La Dengue tropicale si contrae in alcune zone dell’America Latina, ai Carabini, a Cuba. Adesso ci sono voli diretti da Bologna e da Venezia per Cuba. Chi va nelle spiagge tropicali non deve prendere alla leggera una febbre prolungata"

West Nile?

"Il primo caso è stato segnalato anni fa, la nostra provincia è stata toccata subito. Stiamo parlando di malattie che fino a qualche anno fa non c’erano"

Che effetti può dare questo clima ’tropicale’, le temperature roventi per periodi così prolungati?

"Che queste malattie non si sviluppano più solamente in paesi lontani. Uno dei fattori di trasmissione è la zanzara tigre, che come sappiamo da noi è ben presente. Si possono creare dei focolai anche da noi, anche qui".

Un po’ come ai Caraibi

"Questo l’ha detto lei. Certo ormai da anni assistiamo alla tropicalizzazione del clima. Il medico deve tenerne conto".