Bologna, 6 maggio 2021 - Serrande abbassate martedì 11 maggio per i centri commerciali di tutta Italia. Contro le chiusure dei fine settimana, imposte dalle normative anti-Covid, i grandi store reagiranno con il gesto simbolico di chiudere le saracinesche per alcuni minuti.
Anche in zona gialla, infatti, i centri commerciali e tutti i negozi al loro interno sono aperti dal lunedì al venerdì ma, nei weekend e nei giorni festivi e prefestivi, sono chiuse le attività presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati, ad eccezione di farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, lavanderie e tintorie, così come punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi, edicole e librerie.
La protesta di martedì 11 maggio 2021
L'iniziativa di protesta coinvolgerà 30mila negozi e supermercati ed è promossa dalle associazioni del commercio, Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc-Consiglio nazionale dei centri commerciali e Federdistribuzione, che chiedono "l'immediata revoca delle misure restrittive che, da oltre sei mesi, impongono la chiusura dei negozi nei giorni festivi e prefestivi".
Sono almeno 780mila i lavoratori delle 1.300 strutture commerciali integrate, presenti su tutto il territorio nazionale, che – denunciano le associazioni - “vivono da oltre un anno in un clima di forte incertezza, aggravato dalle stringenti misure con cui il Governo impedisce a migliaia di attività commerciali di lavorare nel week-end, ovvero nei giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato”. La manifestazione vuole anche ribadire “la sicurezza dei centri, parchi e gallerie commerciali che, fin dall'inizio della pandemia, hanno adottato protocolli rigorosi, garantendo che non si registrasse alcun caso di focolaio in tali strutture”.
L'apertura della politica
Qualche segnale di apertura da parte della politica è arrivato ieri con una dichiarazione del senatore del Pd, Stefano Collina, vicepresidente della commissione Industria, Commercio e Turismo. "Credo che sia possibile ragionare di riaprire in sicurezza i centri commerciali nel week end – ha spiegato -. I protocolli di sicurezza ci sono, i centri commerciali possono farli rispettare. Le istanze di chi impiega in tutta Italia quasi un milione di lavoratrici e lavoratori e che ha sofferto un calo drastico del fatturato vanno ascoltate e valutate in relazione ai dati della pandemia e all'andamento della curva dei contagi". Collina chiama in causa il Governo: "Auspichiamo che possa prendere in considerazione a breve la riapertura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, stabilendo un calendario certo per il riavvio delle attività"
Le richieste dei commercianti
I negozianti che lavorano nei centri commerciali, però, aspettano soluzioni rapide. Le associazioni chiedono a Governo “risposte certe e tempestive, per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa”.
"Dall'inizio dell'emergenza, il settore dei centri commerciali si è impegnato in un dialogo costruttivo con il Governo - ricordano -, anche mettendo volontariamente e gratuitamente a disposizione 160 strutture sul territorio nazionale per la creazione di hub vaccinali”.
Il decreto aperture
Nel testo finale del decreto Aperture varato dal Governo Draghi, non c'è più alcun riferimento alla data in cui i centri commerciali potranno riaprire nei weekend. Nelle bozze del documento, l'esecutivo aveva previsto dal 15 maggio la possibilità di aprire i centri commerciali, i parchi commerciali e le strutture analoghe anche il sabato e la domenica nelle zone gialle. Invece, nella versione definitiva del decreto, è sparita questa eventualità. Uno stralcio che non è passato inosservato ai negozianti dei centri commerciali che ora sono decisi a scendere sul piede di guerra.