DAVIDE EUSEBI
Cronaca

Bottura e il vino delle Marche protagonisti al G7 agricoltura di Siracusa

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Docg superiore Stefano Antonucci della cantina Santa Barbara sarà abbinato a uno dei piatti preparati dallo chef modenese tre stelle Michelin

Lo chef stellato Massimo Bottura e a destra il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Docg superiore Stefano Antonucci della cantina Santa Barbara di Barbara. Saranno entrambi protagonisti al G7 Agricoltura

Lo chef stellato Massimo Bottura e a destra il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Docg superiore Stefano Antonucci della cantina Santa Barbara di Barbara. Saranno entrambi protagonisti al G7 Agricoltura

Bologna, 26 settembre 2024 – Lo chef modenese Bottura e le Marche protagonisti al G7 agricoltura di Siracusa. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Docg superiore Stefano Antonucci della cantina Santa Barbara di Barbara (Senigallia) rappresenterà le Marche alla cena di gala con le massime istituzioni italiane ed europee in programma domani, venerdì 27 settembre, in Sicilia dove sono riuniti i vertici internazionali del settore.

Il Verdicchio di Antonucci è l’unico vino marchigiano selezionato per l’evento e sarà abbinato a uno dei piatti preparati dal cuoco tre stelle Michelin Massimo Bottura dell’osteria Francescana: riso levante con infuso di agrumi e gamberi rossi di Mazara del Vallo. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico superiore docg Stefano Antonucci è uno dei vini storici dell’azienda di Barbara e anche tra i più premiati delle guide di settore, già tre bicchieri con il Gambero rosso.

Un vino evocativo, come viene descritto in “Culture di vigna-viaggio nei sensi sulle orme di Mario Soldati”, prestigiosa selezione nazionale di vini ispirati alla filosofia del grande scrittore dove appare come un miraggio di vigna con i suoi sentori di “..arso frumento leso,,,gelso bianco profumato, mandorla fresca mattutina e origano, maggiorana, alito iodato”, passando poi per note minerali di “zenzero giocoso ..onda di roccia liquefatta al sale marino che lo fa scoglio eroso”, fino all’ “assaggio ammandorlato e netto, pulito, denso, schietto, un vino, no un miraggio”. Un vino metafisico scelto da assoenologi che porterà a tavola l’infinto delle Marche anche in vigna.