di Carlo Andrea Barnabè
A Rimini, dove era nato 84 anni fa, era per tutti il Signore delle fiere. Lorenzo Cagnoni è morto ieri pomeriggio. Assessore e vice sindaco della città negli anni Ottanta, si era riconvertito come manager pubblico. Aeroporto, il Centro Agroalimentare, la Fiera. Ci mette piede da presidente nel 1995, e da quel giorno ci resta al comando. Trasforma una pugno di capannoni in un colosso internazionale. La sposta e ne crea una da centinaia di milioni. Sfida Roma, Bologna, Milano. Regge agli assalti. Acquisisce Vicenza e nasce Italian Exhibition Group. Poi è la volta di Arezzo. Cagnoni diventa una sorta di figura leggendaria. A Rimini, dove il suo potere è praticamente assoluto, ma anche a Bologna, dove più volte tentano di piegarlo. Lorenzo il Magnifico, come lo chiamano i giornali, conosce bene la politica e le sue insidie. Ingaggia un braccio di ferro con la Fiera di Bologna. Si discute di fusione, ma i poteri forti si oppongono. Cagnoni non accetta la parte del principe consorte. E’ abituato a comandare, l’hanno scoperto a loro spese i manager che negli anni hanno provato a limitarne influenza e potere. Lo fa anche Matteo Marzotto, ma dalle foto di rito si passa presto a una cordiale antipatia e alla fine dell’idillio.
Il presidente di Ieg è un tipo coriaceo come il cactus gigante che campeggia alle spalle della sua scrivania. Resiste alle inchieste che nell’arco della carriera minano la sua scalata. Dopo la nuova Fiera, vuole a tutti un palacongressi: ci riesce ma attacchi politici e indagini ne rallentano la nascita. Vince ancora lui, come aveva fatto qualche anno prima, sfidando apertamente la politica, quando aveva piazzato un maxi orologio nel cantiere della Fiera; scandiva il tempo restante per concludere i lavori. Un monito per i soci pubblici a non mettere i bastoni tra le ruote. La cronaca giudiziaria torna a occuparsi del presidente di Ieg quando esplode il caso Aeradria. L’intera classe dirigente riminese, sindaci, presidenti e imprenditori sono accusati di una sfilza di reati tra lui l’associazione a delinquere. Nove anni dopo l’inchiesta finisce in nulla. Cagnoni è assolto e i suoi legali parlano di "infamia". Un passaggio dolorosissimo per ‘il Magnifico’, che si vede sequestrare abitazioni, auto e beni personali. Ma non cede di un centimetro. Come ha fatto fino all’ultimo, resistendo alla guida di Ieg nonostante gli 84 anni compiuti, e le manovre di chi voleva sostituirlo. Inutilmente.
Fiaccato dalla malattia che lo inseguiva da anni, Cagnoni ha lavorato fino alla settimana scorsa all’acquisizione delle quote della società che gestisce l’aeroporto Fellini, un progetto che sta molto a cuore al Comune di Rimini che conta sulla partecipazione di Ieg in Airiminum per rilanciare il turismo internazionale. L’ultimo suo sogno, la rivincita dopo l’onta subita.