Ancona, 15 novembre 2020 - Le Marche ora galoppano su un crinale pericoloso. Da una parte c’è il baratro che si chiama zona rossa: se non vengono sospesi subito tutti gli interventi chirurgici programmati e quindi considerati non urgenti, il numero delle ospedalizzazioni a favore dei malati Covid non sarebbe sufficiente a rispettare alcun parametro. E questo spedirebbe di fatto la Regione nell’inferno del lockdown più rigido. Dall’altra parte del filo invisibile c’è però ancora una corda tesa alla salvezza, ovvero un possibile reintegro nella zona gialla.
Coronavirus Marche: il bollettino del 15 novembre. Contagi e incidenza in calo
Presidente Acquaroli, andiamo al sodo: se le Marche dovessero dimostrare una curva meno in crescita rispetto ad ora nelle prossime due settimane, avrebbero la possibilità di tornare in zona gialla?
"Le Marche possono farlo. Questa è una situazione di emergenza. Eppure noi avevamo cercato di gestirla al meglio. Non posso usare il termine tranquillità, perchè in una condizione come quella che stiamo vivendo è un termine che non esiste. Ma almeno che tenesse il più possibile"
Ma quindi se i parametri dovessero migliorare si tornerebbe indietro?
"Sì, la linea è questa"
Ma perchè le Marche sono arancioni quando hanno un indice Rt inferiore a quello del Lazio e del Veneto che restano gialli?
"Noi non cerchiamo furbate"
Perchè gli altri le cercano, presidente?
"I dati non mentono. L’ultima settimana di ottobre avevamo un Rt di 1.01. Stiamo parlando del rapporto tra positivi sintomatici e tamponi. La curva era stabile, non era in crescita. E ha continuato ad essere tale anche nei giorni successivi. A me sta bene tutto, rispetto le decisioni del Governo. Ma tu me lo devi dire che invece di prendere in considerazione il dato bisettimanale, lo consideri solo su base settimanale"
Ah, perchè allora i parametri sono cambiati e voi non lo sapevate?
"È un paradosso. Siamo passati da uno degli indici più bassi in Italia a 1.55 nella prima settimana di novembre. Ma in precedenza veniva calcolato sull’arco di quindici giorni. L’indice Rt della settimana scorsa era di 1.29. Quello consegnato questa settimana era 1.35. Sotto 1.5 significa che la situazione è gestibile. Sotto controllo è un parolone. Ma saremmo comunque riusciti a gestirla anche alla luce delle misure più restrittive che avevamo già pensato di mettere in campo".
Quindi questa è una decisione sbagliata nei confronti delle Marche?
"Io vedo una schizofrenia, non c’è il minimo confronto. Un mese fa non potevamo dire: noi chiudiamo tutto e buonanotte. Poi chi glielo dice a quello che deve pagare i fornitori e l’affitto. Siamo seri. Però, bisogna anche considerare gli sforzi fatti e la situazione pandemica".
Che lei sostiene sia meno grave
"Non lo dico io, lo affermano i numeri. Il virus nelle Marche si sta stabilizzando. Non cresce più (nelle ultime 24 ore 779 nuovi positivi ma il rapporto con i test è sceso rispetto al dato del giorno precedente, quando era schizzato al 35,7% con 740 casi su 2.073 tamponi ndr)".
Ma allora che cosa ha condannato le Marche all’arancione?
"Tre fattori. La percentuale dei positivi sui tamponi fatti è alta perchè diretta. Ovvero noi andiamo alla ricerca di contagi veri. C’è poi un problema di posti Covid sul totale dei posti letto a disposizione"
Sono pochi?
"Dobbiamo interrompere subito gli interventi ospedalieri programmati. Se uno aveva in programma un intervento non urgente in questo periodo non può farlo. Dispiace, ma non abbiamo alternative. Altrimenti si rischia".
Cosa?
"Di entrare in zona rossa"
Addirittura?
"Eh sì".
Il terzo fattore qual è?
"I laboratori privati misurano solo i positivi e non il numero dei tamponi fatti".
Ma non è che siete arrivati tardi con gli interventi restrittivi? In Veneto Zaia ha chiuso i centri storici, ad esempio.
"Se non mi avesse chiamato il ministro Speranza, già ieri (venerdì) l’avremmo fatto, avevo un’ordinanza pronta".
Che cosa si sente di dire a chi dovrà abbassare la serranda?
"Mi spiace tantissimo. Questo è un danno grosso per l’intera comunità marchigiana. Noi faremo di tutto, garantito. Ma da Roma ci ascoltino".