Rimini, 25 febbraio 2012 - È UN DRAMMA collettivo e individuale. Un racconto familiare e personale. Le loro voci si uniscono e sovrappongono mentre spiegano come sono riusciti a mettersi in salvo dal naufragio della Concordia. Storie che ripercorrono senza tralasciare nessun dettaglio e con gli occhi che si riempiono di lacrime. Per quell’ultima sera a bordo che ha rischiato di distruggere la famiglia Brolli di Misano.

Un viaggio organizzato da un anno per festeggiare le nozze d’oro dei nonni Lilly e Ugo: sulla Concordia erano saliti in 14 della famiglia e sarebbero scesi il giorno dopo a Savona. In mezzo quella maledetta sera di venerdì 13 gennaio. Nello studio dell’avvocato Matteo Zucconi, legale della famiglia insieme con Gianluca Brugioni, raccontano quella notte. «Tutti noi su quella nave abbiamo pensato di morire — spiega senza giri di parole il padre Arnaldo Brolli, l’ultimo della famiglia ad abbandonare la Concordia — Io in particolare ho creduto di perdere tutto: sulla nave c’erano i miei figli, mia moglie, i miei genitori. Tutto...». Un lunga pausa con le lacrime che rigano il volto di questo uomo alto e robusto. Al suo fianco c’è il figlio 19enne Omar, il ragazzo che è riuscito a mettere in salvo la nonna costretta su una sedia a rotelle.

«Da quando la nave ha colpito lo scoglio ci siamo dovuti arrangiare — ricorda Omar —Nessuno di noi ha visto ufficiali che ci spiegassero cosa stesse succedendo o ci aiutassero a salire sulle scialuppe. C’erano membri del personale che piangevano, eravamo soli». Tutta la famiglia Brolli, a eccezione del padre Arnaldo, si trovava a teatro al momento dell’impatto. Da quel momento in poi si è scatenato il panico a bordo che li ha portati a dividersi per ritrovarsi, fortunatamente sani e salvi, qualche ora dopo sull’isola del Giglio. La figlia maggiore Federica con la cugina è riuscita a salvarsi grazie a un cameriere filippino. «Avevo pensato anche di buttarmi in acqua — spiega Federica — e raggiungere l’isola a nuoto. Poi un cameriere mi ha preso per un braccio e mi ha fatto salire su una scialuppa». Il fratello Omar aveva con sè la nonna disabile. «Ma per riuscire a metterla in salvo ho dovuto litigare e alzare la voce. Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma quanta rabbia una volta a terra vedere il comandante Schettino già a terra mentre 350 persone erano bloccate sulla nave. Mia cugina l’ha anche insultato».

L’ULTIMO a scendere è stato il padre di Omar e Federica, Arnaldo. «Dopo aver messo al sicuro mia moglie Monica e la nostra figlia più piccola Vanessa, che era in stato di choc. Ero sul ponte 4 e vedevo le scialuppe che si ribaltavano davanti a me, ho anche aiutato persona e a uscire dall’acqua. Poi mi sono trovato solo e con la nave che continuava a inclinarsi, mi sono calato fino al ponte 3: ero allo stremo delle forze, stavo male ed ero quasi rassegnato. I miei familiari mi hanno chiamato al cellulare e mi sono fatto forza. Era l’una e sono saltato dentro a una scialuppa che per poco non stava per essere schiacciata dalla Concordia: sono vivo grazie alla prontezza del ragazzo che la guidava». Un racconto che si conclude ancora con il pianto di Arnaldo.

«Il trauma che hanno subito non può essere risarcito con l’offerta irrisoria della Costa — spiegano gli avvocato Zucconi e Brugioni — Abbiamo già presentato la richiesta di messa in mora, ma il danno non è stato ancora calcolato. Sabato prossimo però saremo a Grosseto per partecipare all’incidente probatorio per capire cosa è successo quella notte». Una notte nella quale un’intera famiglia ha rischiato di essere spazzata via.
 

di Filippo Graziosi