Monte Urano (Fermo), 15 febbraio 2022 - Viveva per il calcio ed era una promessa, ma la sua vita è stata spezzata da un incidente stradale mentre stava tornando da uno stage che fa parte del programma scolastico. Giuseppe Lenoci, 16 anni, di Monte Urano, ora giocherà in cielo con i grandi del pallone, perché era quello che desiderava più di ogni cosa e probabilmente ci sarebbe riuscito nella sua vita terrena se non fosse stato per quella terribile fatalità che si è consumata ieri mattina.
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Giuseppe, di origini pugliesi, viveva a Monte Urano da oltre dieci anni insieme alla sua famiglia: il papà Savino, la mamma Francesca e il fratello minore Michael. La sua era una famiglia conosciuta e ben voluta a Monte Urano, come del resto lui. Il ragazzo frequentava il Centro di formazione professionale Artigianelli dell’opera Don Ricci di Fermo ed era specializzando in termoidraulica. Giuseppe era al terzo anno e a giugno avrebbe ottenuto la qualifica professionale di terzo livello come operatore termoidraulico.
Dopodiché sarebbe stato assunto dalla ditta dove stava effettuando lo stage. Ieri mattina, come aveva fatto altre volte, era partito presto per assistere uno dei responsabili dell’azienda fermana dove si stava specializzando, ma non è più tornato a casa. La sua vita, i suoi sogni, si sono infranti contro quel maledetto albero in una strada in territorio di Serra dei Conti.
La notizia, purtroppo, ha fatto subito il giro di tutto il Fermano, dove il ragazzo era molto conosciuto soprattutto per la sua attività di calciatore. Giuseppe giocava nella categoria allievi delle giovanili della società Monte Urano Campiglione e domenica era sceso in campo anche nella terza categoria. "E’ stato come un fulmine a ciel sereno – ha commentato il presidente del Campiglione Monte Urano, Lorenzo Moretti – una notizia terribile che ci ha gettato nello sconforto più assoluto. Giuseppe era un ottimo centravanti ed era innamorato dello sport che praticava. Era arrivato bambino da noi che aveva poco più di cinque anni. Era cresciuto in questa società fino a diventare una promessa. Se fosse stato per lui non sarebbe mai uscito dal campo di gioco. Tanto per far capire che tipo era, sabato aveva avuto la partita con la sua categoria e domenica, viste alcune defezioni, aveva giocato anche con la nostra squadra di terza categoria insieme agli adulti. Lui viveva per il calcio. Ma oltre ad essere un ottimo calciatore era anche un bravo ragazzo, molto posato per la sua età ed estremamente serio".
Gli fa eco l’altro presidente della società, Agostino Liberini, che sottolinea la bravura sportiva ma anche lo spessore umano del 16enne: "Giuseppe era in gamba e non aveva grilli per la testa come suoi tanti coetanei. Lo aspettavamo in prima squadra per il debutto, ma purtroppo il destino con lui è stato crudele".