di Nives Concolino
Tanto amato dal grande pubblico e dalla critica, Pupi Avati, regista, sceneggiatore, produttore, riceverà stasera a Riccione l’Hot Corn Awards Legend. Accadrà nell’arena Ceccarini, nell’ambito di Cinè Giornate del cinema, da oggi a venerdì. Avati sarà premiato per la sua "capacità di raccontare i sentimenti e i movimenti del cuore" in oltre cinque decenni di cinema. Per l’occasione sarà intervistato da Andrea Morandi. Di seguito verrà proiettato Il cuore altrove di Avati con Neri Marcorè, Vanessa Incontrada e Sandra Milo (ingresso gratuito).
Maestro, un filo rosso da sempre la lega a Riccione?
"Questa città era la spiaggia dei ricchi bolognesi, mentre Rimini era la spiaggia dei bolognesi. A Riccione aggiungiamo ‘ricchi’ nel senso che i ragazzi di Zanarini venivano in viale Ceccarini, che era il salotto buono della borghesia bolognese. Ci si veniva in pantaloni e scarpe bianche con le calze di filanca rosse, come quelle di Gene Kelly in Un americano a Parigi, e il pulloverino di cachemire sulle spalle. Era una divisa che ci distingueva, l’uniforme del fighetto bolognese che veniva a Riccione. Gli uomini erano vanesi, lo sono anche adesso, ma ora la buttano più sul fisico, mentre noi badavamo molto all’abbigliamento e alla macchina: chi si poteva permettere la Porsche aveva grande successo con le ragazze".
C’era l’idea che le ragazze di Riccione fossero speciali?
"Le stesse ragazze di Bologna erano diverse. Arrivavamo a Riccione e, come con un colpo di bacchetta magica, succedeva una trasformazione. Entravano in un contesto che le rendeva più belle, sarà stata l’abbronzatura, era un compiacersi reciproco. Io facevo parte di quella minoranza, o maggioranza, che era un po’ emarginata, ma quando partiva la musica si ricevevano le attenzioni anche di quelle ragazze che prima non ti consideravano".
Anche lei suonava. Quando e dove si esibiva?
"Ci si esibiva nella stagione dei grandi artisti, quando a Riccione cantavano i Platters, Bruno Martino, Renato Carosone, Celentano, Caterina Valente e Mina, un’infinità di personaggi fantastici. In tanti arrivavamo con occhi cerchiati, stanchi, perché facevano tournée infinite, spostandoci ogni sera in un locale diverso. La tv era agli albori, se si voleva vedere una celebrità non restava che vederla dal vivo. Allora io suonavo il clarinetto nell’orchestra Rheno Jazz Band, proponevamo jazz, musica un po’ raffinata perché suonavamo al Savioli. Le canzoni di successo allora erano dei capolavori".
Voleva girare un film su Riccione, sogno svanito?
"Volevo farlo con Arbore sulle ragazze di questa città. Mimma Gaspari e Vania Traxler avevano scritto un soggettino, raccontando come trascorrevano la vigilia del loro arrivo a Riccione, le loro giornate e i loro flirt, tutto quello che era il mondo di una diciottenne e di due amiche della Bologna bene che arrivano a Riccione: la sceneggiatura però non è mai stata scritta".