La Pandora ‘avenger’ di Gravina "Una donna che si ribella al sistema"

Spettacolo del regista Artissunch approda stasera e domani fra Porto San Giorgio e Ascoli

La Pandora ‘avenger’ di Gravina "Una donna che si ribella al sistema"

Vanessa Gravina, l’ex bambina prodigio che a soli sette anni debuttò sul grande schermo, torna ad Ascoli per l’ultimo appuntamento estivo con il teatro classico. Sarà Pandora, nella mitologia greca la prima donna mortale creata bellissima da Efesto e dotata di tutti i doni e le virtù, nell’adattamento di Stefano Artissunch dal titolo Processo a Pandora. La speranza contro l’accusa di scena domani, alle 21.30, nel chiostro di Sant’Agostino (stasera invece a Porto San Giorgio), nell’ambito della stagione del ‘Tau’ allestita dall’Amat.

Vanessa, che donna è Pandora in questo adattamento?

"La nostra Pandora, che nasce prima di tutto da un’idea di Stefano e poi anche da una mia elaborazione del personaggio, è una replicante, è la donna creata dagli dei che ai giorni nostri definirebbero ’un’avenger’. È una donna dotata di tante qualità e virtù, creata per essere donata a un uomo, quindi è una creatura che si ribella a un sistema predefinito, che mette uno specchio davanti all’umanità scoperchiando questo vaso con all’interno tutti i mali, che però sono impliciti nella natura umana. La nostra Pandora, sulla falsariga di Antigone, manda avanti un’etica fatta di consapevolezza, crescita, scoperta e della promessa di un domani più luminoso".

Su cosa vuole fare riflettere lo spettacolo?

"Sul tema del perché giudicare a priori una donna, che oltretutto è stata mandata sulla terra come regalo divino per gli uomini e con degli scopi precisi. Il destino viene prestabilito da un Dio supremo, ma abbiamo la possibilità di cambiarlo? Io dico sì. È chiaro che ciò ha un prezzo, che dal punto di vista di Pandora, però, vale la pena di pagare".

Ha iniziato da bambina con il cinema, ma poi è arrivato anche il teatro.

"Ho iniziato da bambina con il cinema e poi ho proseguito con altri progetti cinematografici e televisivi e, a 17 anni, è arrivato il primo teatro con il Piccolo di Milano. La dimensione migliore è quella dove si riesce a fare il proprio mestiere in un contesto di qualità. La grande sfida è cercare di fare cose belle e fatte bene, che lascino il segno, che non siano di consumo e basta". Le piacerebbe tornare a lavorare per il cinema?

"Assolutamente sì, sarei molto felice di tornare a fare dei bei progetti d’autore. Devono capitare i ruoli giusti nei contesti adatti. Qualora si presentasse l’occasione di fare un ruolo bello, accetterei sicuramente". Info: 0736298770.

Lorenza Cappelli