James Senese, l’anima di Napoli "Torniamo a essere noi stessi"

Il sassofonista al Riccione Summer Jazz. "Ho tanti progetti nel cassetto, lo apro e cerco la vita"

James Senese, l’anima di Napoli  "Torniamo a essere noi stessi"

James Senese, l’anima di Napoli "Torniamo a essere noi stessi"

Il massimo esponente della Neapolitan Power, James Senese, approda in riviera. Sabato sera si esibirà in piazzale Ceccarini al Riccione Summer Jazz, a cura dell’associazione ‘Gaspare Tirincanti’ (ingresso gratuito). Il sassofonista e compositore di fama mondiale, che ha aperto la festa dello scudetto del Napoli, continua a cavalcare l’onda del successo col nuovo album Stiamo cercando il mondo. Mantiene fede a quell’espressione che in circa sessant’anni di musica dagli Showmen con Mario Musella a Napoli Centrale con Franco Del Prete, passando per il profondo legame con Pino Daniele lo ha portato a essere punto di riferimento per generazioni di musicisti.

Cosa proporrà a Riccione? "Una parte del nuovo disco, quindi tutta la storia dei Napoli Centrale. L’album contiene una riflessione sul nostro sistema. Dovremmo un po’ tutti quanti rivederci allo specchio per cercare questa nuova vita che stiamo perdendo".

Che fare?

"Dobbiamo riprenderci la nostra libertà e aprire gli occhi, perché ci stanno portando dove non dovremmo andare. È un messaggio universale che lancio da tempo come Napoli Centrale. Dobbiamo essere noi stessi e non lasciarci condizionare".

Cos’ha ora in cantiere?

"Avrei ancora da fare una ventina di Lp, perché continuo a comporre brani dalla mattina alla sera. Ho tutto nel cassetto, lo apro e cerco la vita".

Cos’altro avrebbe voluto fare?

"Espatriare nella mia seconda nazione, in America, dove sarei stato più avvantaggiato per il mio modo di vedere il mondo".

Con lei hanno collaborato importanti artisti.

"Prima d’intraprendere la carriera da solista e diventare famoso, Pino Daniele per due anni è stato con Napoli Centrale. Per me era come un fratello, come ora lo sono De Piscopo, Esposito e come lo era Amoruso e altri che hanno fatto la storia della musica napoletana, un gruppo universale. Ora non trovo nessuno che possa fare da seconda spalla, non c’è arte, non c’è musica e si vuole tutto e subito".

Perché Napoli è una fucina musicale così importante?

"Perché in questa città c’è un sentimento particolare, ci consideriamo tutti fratelli e sorelle, è un popolo che ti dà tutto al 90 per cento, commette ogni tanto qualche errore, ma è molto affettuoso, quasi una famiglia".

La musica è nel suo Dna, galeotto fu un sax?

"Si tratta del primo sax che mia mamma mi ha comprato quando avevo tredici-quattordici anni, allora costava 70mila lire e non aveva neppure tutte le note che servivano. Ho capito che quella era la mia vita".

Da Napoli a Riccione con la sua tradizione jazz.

"Abbiamo vissuto per tanti anni tra Riccione, Rimini, Modena. Siamo stati sempre da quelle parti: erano la nostra vita, località molto fluide sull’identità della musica per cui ci facevano lavorare. Sono città dove la gente ragiona diversamente, eleganti e sempre avanti".

Il Napoli intanto ha vinto lo scudetto.

"Per me è stata un’emozione molto forte, anche per la festa allo stadio, dove c’erano 60mila persone, che di fatto sembravano essere solo una".

Nives Concolino