di Giovanni Volponi
Tornare indietro di 550 anni in un solo giorno: è possibile a Urbino, grazie alla quarantaduesima edizione della Festa del Duca, che trasforma la città turistica e universitaria in un luogo che, anche grazie a mura e palazzi ancora intatti, pare essere un vero paese del Quattrocento. Fino a domani infatti, come accadeva all’epoca del condottiero Federico da Montefeltro, il duca al quale è dedicata, le strade si riempiono di mercati storici, armigeri in costume, cortei con abiti fedelmente ricostruiti, spettacoli, arcieri, laboratori e locande. Un tuffo nel passato a ingresso libero, che avrà l’apice domani sera con il gioco dell’aita, un connubio tra rugby e ruba-bandiera che praticavano le legioni feltresche nei periodi di pace.
Ma stasera alle 21 lo spettacolo sarà di altro genere: l’attore e conduttore Paolo Ruffini reciterà in prima assoluta un testo scritto dal poeta urbinate Umberto Piersanti, una pièce in cui lo spirito del duca Federico riflette su di sè e sui suoi predecessori e successori, tra gioie e amarezze.
Ruffini, che spettacolo sarà? "Leggerò e reciterò assieme a Piersanti stesso: io sarò il narratore delle vicende e della cornice, e sarò intervallato da alcuni discorsi diretti del Duca, che verrà interpretato da Umberto".
Com’è lavorare con un poeta? "Leggere qualcosa di Umberto Piersanti, che è un artista che fa grande la poesia e la cultura della nostra contemporaneità, è una lusinga. Mi metterò al servizio del suo scritto, che è davvero intrigante e affascinante, e cercherò di rendere onore al vero protagonista, che è il Duca".
Per di più, a casa sua…
"Sono onorato di recitare nel cortile d’onore del suo palazzo, che fu crocevia di letterati, filosofi e anche attori come me. Spero di meritarmi questa fiducia e il palco urbinate".
Conosce Urbino?
"Certo! Amo le Marche e Urbino, ci venivo a trovare amici universitari di sociologia, sono felicissimo di tornarci e di immergermi nella festa".
Frequenta le rievocazioni storiche?
"Non ci vado spesso, ma proprio per questo sarà un piacere avere questa esperienza e non vedo l’ora di sfruttare l’occasione per fare un giro in città e godere della sua cultura".
Pensa che anche una festa possa essere veicolo di cultura?
"Certamente. In questo momento storico la cultura ha un significato scottante. Credo che debba essere messa in una piccola percentuale nel Ministero della Salute: un paese senza cultura è un paese di imbecilli".
Ci sono speranze, secondo lei?
"La cultura travalica i secoli, e questa è una delle cose che trapela anche dallo spettacolo di stasera: ci si deve basare di più sui poeti che sugli influencer. Tra cento anni non so se ci saranno instagram e tiktok, ma la poesia e la letteratura certamente rimarranno".