Bologna, 21 giugno 2023 – Il gotha della ristorazione, ieri sera, si trovava a Valencia, in Spagna, nell’auditorium della Città delle arti e delle scienze di Calatrava. La motivazione era l’annuncio della prestigiosa classifica ‘The World’s 50 best restaurant’, l’equivalente della Notte degli Oscar per i ristoranti: in attesa del verdetto si inseguivano da giorni rumors, previsioni e spoiler di ogni genere. Nel 2022, a conquistare la prima posizione era stato Geranium di Copenaghen: quest’anno, in molti si aspettavano che sul gradino più alto del podio sarebbe salito un ristorante non europeo. Previsione avverata: sul primo gradino del podio si è piazzato il Central di Lima, in Perù, seguito da due spagnoli: il Disfrutar di Barcellona e il Diverxo di Madrid.
Gli italiani crollano in classifica
Il resto della classifica ha riservato non poche sorprese, tra new entry, molte uscite e altrettante perdite di posizioni. Così per l’Italia, che ha mantenuto 5 ristoranti in classifica, ma non ha ripetuto la straordinaria performance dello scorso anno.
Solo Lido 84 dei fratelli Camanini, locale stellato di Gardone Riviera (Brescia), sale dal posto numero 8 al 7 e riesce, dunque, a strappare un posto nella top ten.
Tutti gli altri scendono:
- di poco - dal 16esimo al 17esimo posto - il Reale di Castel di Sangro (Aq), creazione dello chef pluristellato Niko Romito
- di vari posti Uliassi, Piazza Duomo e Le Calandre, a dimostrazione della natura piuttosto capricciosa di questa classifica. Uliassi, ristorante tre stelle Michelin di Mauro Uliassi a Senigallia (An), crolla dal 12esimo al 34esimo posto
- Le Calandre di Rubano (Pd), dello chef Max Alajmo, anch’egli insignito delle 3 stelle Michelin, indietreggia di ben 31 posizioni e passa dal posto numero 10 al 41
- Piazza Duomo di Alba (Cn), dello chef tristellato Enrico Crippa, infine, sprofonda dal 19esimo al 42esimo posto.
Unica new entry italiana, il milanese Mudec
La sola piccola consolazione, per il nostro Paese, è il nuovo ingresso del Mudec, regno del talentuoso chef Enrico Bartolini, unica insegna italiana presente nella seconda parte della classifica, ovvero dal numero 51 al 100. Il ristorante milanese si colloca, infatti, all’85esimo posto. Esce – si spera solo momentaneamente – l’altoatesino Norbert Niederkofler col St. Hubertus dell’Hotel Rosa Alpina di San Cassiano (Bz), anch’esso 3 stelle Michelin, attualmente chiuso per ristrutturazione.
I premi speciali
Poche sorprese, secondo gli addetti ai lavori, nella graduatoria dei premi speciali: quello per il ristorante più sostenibile va a Fyn, di Cape Town. Il premio ‘Migliore chef donna dell’anno’ va, per il secondo anno consecutivo, a Elena Reygadas di Roseta, a Città del Messico, mentre l’Iconic Award, ovvero il cuoco più influente, capace, più di ogni altro, di essere d’ispirazione per i colleghi, va ad Andoni Luis Aduriz del Mugaritz di San Sebastián, noto per i suoi lavori pioneristici su muffe e fermentazione, capaci di scatenare, non di rado, riflessioni e interrogativi fra gli ospiti. Il riconoscimento ‘One to Watch’ va a Tatiana di Kwame Onwuachi a New York, mentre il premio Champions of Change (dedicato alle iniziative in cui il cibo ha un impatto positivo sulla società) va a Nora Fitzgerald Belahcen, californiana nata e cresciuta in Marocco, per un progetto a sostegno di donne in condizioni di disagio e difficoltà.