PAOLO GIACOMIN
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Miracolo Riviera

Bologna, 30 giugno 2019 - Il conto alla rovescia è iniziato. La Notte rosa, il Capodanno dell’Estate è alle porte. I numeri: 400 eventi il 5 e il 7 luglio, 110 chilometri di costa. Un indotto per 220 milioni di euro, 8mila gli esercizi coinvolti e 5mila strutture turistiche. Attese oltre due milioni di persone. Un miracolo che si ripete dal 2006 e che, per l’edizione di quest’anno, ha scelto il motto «Pink R-Evolution». Di evoluzioni la Romagna ne ha interpretate tante e questa capacità le ha consentito di rimanere salda ai vertici del turismo internazionale. Merito, soprattutto, della gente del mare – famiglie, imprese, amministratori – che hanno superato tutti gli ostacoli incontrati negli anni: dalla mucillagine alle stragi del sabato sera.

Cambi di rotta che hanno finito per interessare tutta la regione (oltre a influenzare lo sviluppo delle coste limitrofe) portando alla ribalta l’entroterra, la buona tavola (oggi si chiama food), il welness, le città d’arte, alla riscoperta di Verdi, al fascino dei bolidi della Motor Valley. Il risultato è avere chiuso la scorsa stagione con 59,6 milioni di turisti – 43 destinati alla Riviera – contro i 57 milioni del 2017. Uno su quattro viene dall’estero. L’Aeroporto Marconi ha raggiunto per la prima volta gli 8,5 milioni di passeggeri. Il 2019, però, in Italia, non è partito con lo stesso sprint. La Riviera, in più, si trova a dover fare i conti dopo anni di crescita ininterrotta. Se la capacità romagnola di competere è fuori discussione, entrano in gioco due fattori chiave per lo sviluppo: l’autonomia regionale rafforzata e le grandi opere. La prima è tra le pietre d’inciampo nei rapporti tra Lega e 5 Stelle, è richiesta dall’Emilia-Romagna oltre che da Lombardia e Veneto.

Serve a far correre meglio chi ha già dimostrato di saperlo fare. L’Expo ha rilanciato Milano e il Nord, la vittoria delle Olimpiadi invernali a Milano-Cortina, segue lo stesso solco e c’è da scommetterci che tra Cimone e Abetone gli emiliani non staranno con le mani in mano. Non si tratta di tifare per un paese a due velocità, ma non è frenando la parte più dinamica del paese che si muoverà chi è fermo al palo. Il secondo fattore sono le grandi opere: la Tav, per esempio. O l’atteso Passante di Bologna, città crocevia d’Europa e strategica per una costa Adriatica che, proprio su infrastrutture e collegamenti rischia di pagare prezzi che non merita. E’ tempo di fatti.