Macerata, 28 luglio 2016 - Medaglia d’argento, dopo Ancona, per le imprese maceratesi nel secondo trimestre 2016: sulle 827 nuove aziende (industria, commercio e artigianato) di tutta la regione, tra le 2.649 nate e le 1.822 che hanno cessato l’attività, 247 sono spuntate nella provincia di Macerata. Zoomando però solo nel settore dell’artigianato ci sono state 179 nuove iscrizioni e 172 cessazioni, con un saldo positivo pari a + 7 imprese cui corrisponde un tasso di crescita dello 0,07%.
Tra i comparti più significativi: l’edilizia (+13 imprese, crescita +0,33%), dell’autoriparazione (+4 imprese, +0,37%), dell’abbigliamento (+2 imprese, +0,93%), dei servizi alla persona (+ 2 aziende, +0,38%), del tessile (+1 impresa, +1,40%), dei servizi alla ristorazione (+1 impresa, +0,27%); stazionario il comparto del mobile, mostrano invece segno meno: pelli e calzature (-5 imprese, -0,56%), trasporti (-3 aziende, - 0,34%), industrie alimentari (-1 imprese, -0,33%), legno (-1 azienda, -0,44%) e riparazione beni di uso personale (-1 impresa, -0,38%).
«In questo quadro abbastanza positivo – spiega il presidente provinciale di Confartigianato, Renzo Leonori – si debbono però registrare i dati relativi all’artigianato che mostrano ancora delle criticità. Nella nostra provincia i dati sono moderatamente incoraggianti, ma è da rilevare che è proprio l’artigianato il settore produttivo che continua a pagare il tributo maggiore alla crisi. In termini di produttività e fatturato, si registrano, in quelle aziende maggiormente votate all’export, i risultati migliori (ma situazioni critiche quali il protrarsi della crisi UE e di Ucraina-Russia, la «Brexit», la Turchia non fanno sperare niente di buono) mentre continuano a soffrire le piccole aziende che vivono esclusivamente di mercato interno».
«Bisogna considerare poi la difficoltà di accesso al credito – prosegue Leonori – : le Marche sono la seconda regione con la dinamica peggiore degli impieghi vivi alle imprese con meno di 20 addetti avendo fatto registrare, nell’aprile 2016 una variazione del -8,9% sull’anno precedente (la media nazionale è pari a – 5,9%). Ancor peggiore – conclude – è il dato riferibile alla nostra provincia, – 9,2%, al 104° posto della graduatoria nazionale».