Civitanova, 10 maggio 2023 – Ieri l’Unione europea si è autocelebrata ed è stata celebrata in tutte le salse. Anche i pescatori faranno la "festa" all’Europa più in là, se prenderà corpo quella che per ora è una semplice idea della Commissione di Bruxelles, passibile comunque di sviluppi più o meno rapidi: la chiusura alla pesca di ampi tratti di mare (87 aree solo nel Mediterraneo) e, in prospettiva, la "soluzione finale" per lo strascico con la sua demonizzazione e la messa al bando.
Uno stravolgimento dell’economia ittica per ragioni eco-ambientaliste, che costerebbe in prospettiva la distruzione di migliaia di imprese in Italia e altrove in Europa, specie nel Mediterraneo. Ovvio che le marinerie italiane (ne va della loro stessa esistenza) siano pronte a tutto, anche alle barricate, per sventare questo piano.
Già nel passato weekend le flotte di alcune grandi città (tra esse Genova e Rimini) hanno suonato a distesa le sirene nei rispettivi porti esponendo bandiere contro il "pericolo della pesca europea" e contro il commissario per l’ambiente e il mare, il "verde" lituano Virginijus Sinkevicius. "Noi – spiega l’avvocato civitanovese Giuseppe Micucci, vicepresidente regionale di Fedagripesca e "uomo forte" in città della cooperativa Casa del Pescatore – non abbiamo partecipato a questa forma di protesta solo perché erano state preventivamente selezionate altre sedi con questo intento. Ma siamo ovviamente solidali e pronti alla mobilitazione generale. Sabato prossimo ospiteremo in città un’assemblea alla quale prenderanno parte i massimi vertici nazionali di Fedagripesca: il vicepresidente Paolo Tiozzo e il direttore Gilberto Ferrari. E nelle prossime settimane verrà preparata una grande manifestazione nazionale che, sullo stile di quella organizzata due anni fa a Venezia, dovrebbe aver luogo tra la fine di maggio e la prima metà di giugno".
Vi aspettavate questo ulteriore "paletto" dell’Unione europea? "Ormai non ci meravigliamo più di niente. Gli armatori italiani stanno lottando per la loro sopravvivenza e non resteranno certamente inerti. Non capisco perché, per ridurre lo sforzo di pesca, l’Europa non incoraggi la demolizione delle barche, e dunque le uscite volontarie dal giro, anziché continuare a maltrattare la categoria con politiche vessatorie. Fra Trieste e Termoli sono programmate solo una cinquantina di rottamazioni: troppo poche rispetto alle istanze di chi è disposto a mollare".