Civitanova, 2 agosto 2022 – La cause della morte di Akila Ogorchukwu sarebbero compatibili con lo schiacciamento del corpo, da cui sarebbe probabilmente scaturito anche un soffocamento. È quanto trapela dai primi dati dell'autopsia, effettuata oggi, sul corpo dell'ambulante nigeriano, ucciso venerdì scorso a Civitanova Marche da Filippo Ferlazzo. Non è ancora chiaro se lo schiacciamento abbia causato traumi di organi vitali decisivi per il decesso.
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Saranno infatti necessari ulteriori esami istologici per far luce sulla morte di Alika Ogorchukwu, l'ambulante nigeriano ucciso venerdì scorso lungo Corso Umberto I a Civitanova. La dottoressa Ilaria De Vitis, che ha ricevuto l'incarico dalla procura di Macerata, al termine dell'autopsia ha infatti annunciato nuove analisi: "Sono stati fatti prelievi per successivei indagini".
"Black lives matter, justice for Alika". Fuori dall’ospedale di Civitanova, in attesa che venisse completatata l’autopsia, un parente del nigeriano ucciso in corso Umberto I a Civitanova ha chiesto giustizia. Lo ha fatto in inglese, davanti ai microfoni e ai taccuini dei giornalisti.
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Poco lontano, Charity, la vedova di Alika Ogorchukwu, ha continuato a disperarsi con urla, preghiere e invocazioni a Dio. "Quello che è successo – dice il parente di Alika - non si deve ripetere. Devono parlare con le persone per fare in modo che questo non accada di nuovo. Vogliamo giustizia per le persone di colore. Mentre Alika veniva aggredito, i passanti hanno preso i loro telefonini per riprendere quanto stava accadendo. Ma se fosse stato un bianco a essere aggredito, sarebbero sicuramente intervenuti. Non si sono mossi perché il bianco era sopra e il nero era sotto. Black lives matter, le vite dei neri contano".
"Siamo qui per evitare che quello che è accaduto ad Alika succeda altre persone di colore come noi: se fossero stati due bianchi (a litigare, ndr.) li avrebbero separati". Ha detto Eddie Oriakhi, cognato di Alika Ogorchukwu parlando con i giornalisti davanti all'obitorio dell'ospedale di Civitanova Alta, prima che iniziasse l'autopsia sul cadavere del loro congiunto.
L'autopsia: c'è anche un consulente di parte
L'esame autoptico, iniziato poco dopo le 11, è stato preceduto dal riconoscimento della salma fatto dalla moglie, Charity Oriachi. La vedova ha voluto vedere il marito per l'ultima volta. "Un momento straziante - dice Francesco Mantella, avvocato che tutela i familiari del morto - di profonda disperazione". Ad accompagnarla nella saletta per il riconoscimento c'erano il fratello e una donna, pastore della comunità nigeriana che l'hanno dovuta sorreggere.
L'autopsia è stata eseguita dal medico legale nominato dalla Procura, Ilaria De Vitis. I familiari di Alika hanno nominato un consulente di parte, il medico legale Stefano Tombesi, ha partecipato alle procedure. Presente anche un ispettore di polizia.
Un minuto di silenzio in Consiglio regionale per ricordare Alika
Il Consiglio regionale delle Marche ha osservato in aula un minuto di silenzio, in apertura dei lavori dell'Assemblea, per ricordare Alika Ogorchukwu. L'iniziativa, proposta dal presidente Dino Latini, sentiti anche i capigruppo, era stata auspicata in aula anche dal consigliere dem Romano Carancini per un fatto "che ha segnato la nostra regione". Latini ha sottolineato "la necessità dello Stato di fornire una risposta adeguata nel condannare senza appello il responsabile"; ha ribadito la "solidarietà per la famiglia" definendo il delitto "efferato" e che "ha stordito la nostra comunità".
"Non ci sono parole - ha proseguito - per un assassinio tanto bestiale quanto futile, perché non sarebbero adeguate alla risposta che uno Stato civile e democratico deve saper dare nel condannare senza appello il responsabile e nelle stesso tempo nel saper fornire rieducazione e cura. Il pensiero dei marchigiani è per la famiglia di Alika, una persona prima di tutto, poi cittadino del mondo e marchigiano elettivo".
Secondo il Presidente, però, non possono essere nascoste alcune carenze evidenziate da quanto accaduto. "La società liquida della spettacolarizzazione - ha stigmatizzato Latini - ha paralizzato chiunque fosse presente, impedendo di intervenire per fermare il delitto. A noi il dovere ineludibile che non ci siano più situazioni di questo tipo. Solo traendo la lezione di ricucire la tela bucata dei valori che l'assassinio di Alika ha svelato, il suo sacrificio umano non andrà perduto".