di Michele Mastrangelo
Coltivazioni di ortaggi, zootecnia, florovivaismo e ovviamente tanta pesca. C’è grande vitalità nelle produzioni della costa, che si sta scoprendo sempre più bio. Il punto con Francesco Fucili, presidente di Coldiretti. Fucili, quali sono le produzioni più dinamiche del territorio costiero?
"Soprattutto nel basso Chienti, da Morrovalle a Civitanova, ci sono colture estensive di ortaggi, sia per la filiera corta che per la cosiddetta quarta gamma, confezionata e pronta al consumo. Abbiamo allevamenti zootecnici di bovini di razza marchigiana e aziende olivicole e vitivinicole. Poi, essendoci buone possibilità di irrigazione, si riescono a fare anche due cicli di colture, mettendo a rotazione (ad esempio) mais, piselli, girasole o cereali, soprattutto grano duro di ottima qualità. A Montecosaro, inoltre, abbiamo la reintroduzione della barbabietola da zucchero. Ovviamente, abbiamo il pescato dell’Adriatico: con Coldiretti c’è la cooperativa della piccola pesca, che porta i prodotti anche al mercato coperto di Macerata con ‘Campagna amica‘. E non dimentichiamo il settore florovivaistico, attivo a Civitanova e nei dintorni". C’è varietà, quindi.
"Sì, magari mancano produzioni più legate alla montagna, penso a pecore o suini, ma la produzione è ricca. Inoltre, molte realtà della costa si stanno sempre più indirizzando verso il mercato biologico, riconvertendosi". E i giovani?
"Si stanno affacciando molti giovani all’agricoltura, anche nella zona litoranea. Ciò avviene non solo per il ricambio generazionale, perché c’è chi decide di partire da zero. Tuttavia, c’è poca disponibilità di terreno, specie sulla costa. Comunque, ci sono bandi legati al piano di sviluppo rurale della Regione Marche che stanno proprio puntando all’inserimento di giovani in agricoltura e per tutta la regione". Quali sono, invece, le principali problematiche?
"Soprattutto l’erosione a danno delle coltivazioni che si trovano negli alvei fluviali: nel nostro caso il Chienti, ma ci sono problematiche analoghe anche sul Potenza e sul Musone. A Montecosaro, abbiamo avuto difficoltà inoltre con i danneggiamenti alle colture causati da colonie di nutrie. Poi, una questione generale: i cambiamenti climatici penalizzano l’agricoltura, con temporali violenti e spesso imprevedibili che flagellano le coltivazioni. Inoltre, sulle colture subiamo gli attacchi di piccioni dopo le semine soprattutto di girasole".
Si dice sempre che manca manodopera. È così anche sulla costa?
"È così ovunque. Moltissime produzioni sono stagionali, quindi serve manodopera in determinati periodi, ma è difficile da reperire. Ci sono italiani che snobbano il lavoro sui campi, quindi spesso facciamo ricorso a dei lavoratori stranieri, che si sono specializzati. Soltanto che il Covid ha rallentato gli arrivi, limitando le nostre possibilità".