di Mario Pacetti
C’erano anche una cinquantina di armatori civitanovesi dello strascico tra quelli (due-tre centinaia di unità) sfilati ieri nell’area portuale di Ancona con dovizia di fumogeni per divulgare con slogan e striscioni la drammaticità della crisi che, già da lunedì scorso, sta tenendo inchiodate a terra le loro barche. Erano lì pescatori di entrambe le cooperative cittadine (Casa del pescatore e Piccola pesca). Hanno srotolato striscioni nei quali è riassunto il senso della protesta: una categoria in ginocchio, il collasso ormai prossimo, l’amarezza perché lassù in alto qualcuno sta distruggendo la pesca italiana. Assieme a loro i colleghi di tutte le Marche ed altri arrivati in numero rilevante dall’Abruzzo, dal Molise e da Gaeta. Erano giorni che il leader della "base", Francesco Caldaroni, tuonava che in caso di sostanziale indifferenza da parte delle istituzioni avrebbero trasferito la mobilitazione nei principali porti italiani. E così è stato, a cominciare da Ancona. Domani dovrebbe seguire una manifestazione simile a Civitavecchia. Nel capoluogo dorico non si sono registrati incidenti. Solo qualche "flash" di nervosismo e di tensione con le forze dell’ordine sul percorso riservato ai manifestanti. Poi l’incontro di una delegazione col prefetto di Ancona che, se andrà in porto la sua mediazione, potrebbe sbloccare l’impasse. Dopo aver preso atto dei problemi sul tappeto, il rappresentante del governo s’è infatti impegnato a proporre a Roma un tavolo di crisi al quale dovrebbero partecipare i ministri dell’Economia, dell’Agricoltura e degli Interni: non…chissà quando, ma già nei prossimi giorni.
Nel frattempo la serrata degli armatori non si fermerà. Nel week-end Caldaroni si darà da fare, muovendosi se necessario ovunque nel territorio nazionale, per tenere unito e compatto il fronte della protesta. Salvo accelerazioni della mediazione prefettizia, la settimana ventura i pescherecci resteranno in porto e nelle nostre tavole continuerà a mancare il pesce fresco locale. A meno che non emergano spaccature tra le marinerie, come già capitato nel mese di marzo.